“Parole d’Amor” delle Sorelle Marinetti #ascoltatipervoi canzoni che sono gioielli nel nuovo disco

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di E. T. #ascoltatipervoi twitter@iiiiiTiiiii #musica

 

 

E’ noto da tempo ai nostri lettori l’amore per le armonie vocali che le Sorelle Marinetti costruiscono, con rara abilità e capacità, di questo cronista-recensore al quale la fortuna ha arriso ,essendo stato destinatario di una copia omaggio del nuovo disco delle tre sorelle son tutte belle “Parole d’Amor”.

Le abbiamo viste ed ascoltate recentemente a Bologna, in una bella serata live da non dimenticare, e un paio d’anni fa a Roma, in scena al Gay Village (non è vero era il luglio del 2014, come passa il tempo), rimanendo sbalorditi perché l’armonia vocale non è solo qualcosa a cui si è predisposti, è frutto di lavoro, lavoro, applicazione, lavoro e ancora lavoro.

Va detto, senza offesa perché offesa non è, che la dimensione live delle Sorelle Marinetti è quella che più preferiamo perché il calore dei loro impasti vocali, tocca il cuore e non solo l’orecchio. “Parole d’Amor”, che è il loro nuovo lavoro su disco uscito lo scorso 16 marzo, ripercorre in parte il repertorio dello spettacolo “Topolini, mici e pinguini innamorati” cui abbiamo assistito recentemente e che non ripercorre solo la storia musicale di un periodo, ma anche un momento culturale – quello del Fascismo mussoliniano – di raro orrore ed assoluta italica contemporanea ipocrisia. Sotto i topolini e i pinguini si nascondevano, allora come oggi, elementi di seduzione sessuale perché in Italia da sempre solo i gerarchi possono chiamare col loro nome le cose, al popolino viene imposto un codice come quando, negli anni ’60 e ’70, la RAI imponeva di non usare l’espressione membri del parlamento per evidenti ragioni.

Il disco delle tre Sorelle Marinetti è suonato magnificamente dal Quartetto jazz dell’Orchestra Maniscalchi, è magicamente diretto da Christian Schmitz e superbamente cantato da Scintilla, Turbina e Elica Marinetti, al secondo Marco Lugli, Nicola Olivieri e Matteo Minerva. Quattordici canzoni per quaranta minuti di note perfette, di allegria antiregime, di ripescaggio – e valorizzazione – culturale in un progetto musicale e teatrale che in Italia non ha, in questo momento storico, eguali. Dieci anni di tournée teatrali hanno fatto dei tre artisti en travestí dei signori dell’intrattenimento raffinati e attenti. Nei loro spettacoli perfetti sono i tempi (da regista limerei appena le dispute tra loro e le incattivirei, ma non sono fatti miei) e assolutamente indescrivibili, vanno ascoltate, la padronanza vocale, dell’armonia, ed il dominio tecnico dei loro notevolissimi mezzi vocali. A questo proposito vi suggerisco, non appena avrete comprato il cd, di ascoltarvi la versione acappella di “Mille lire al Mese”. Travolgente.

Il disco si apre con “Pupa”, la mia preferita insieme a “Pryntyl” e a “Il Pesce e l’Uccellino” e ripercorre la storia musicale di un secolo intero, quello scorso, con molte delle canzoni che sono patrimonio degli anni ’30 e ’40 del ‘900 scritte da autori che fecero poi la storia della televisione italiana, dei suoi show musicali (leggi Gorni Kramer) fin oltre la metà degli anni ’70, prima che la Rai diventasse una colonia Mediaset. Ospiti del disco Vinicio Capossela ed il bravissimo Simone Cristicchi. Tra i brani la bella “Parole d’Amore” di Giovanni D’Anzi grande e prolifico autore della prima metà del ‘900 (è sua l’inno milanese “O mia bela Madunina”), L’Italia di Piero (nulla a che vedere con “La Guerra…” di De Andrè) cantata con Simone Cristicchi. Chiude il cd il brano “Lunedì” che sottolinea i titoli di coda del film di Alessandro Tamburini “Ci vuole un fisico” (nelle sale dal 3 maggio).

Un album imperdibile. Perché in un momenti in cui bisogna recuperare il concetto di bravura, talento e arte questo disco trasuda bellezza, bravura, talento, cultura e storia ad ogni brano. Con armonia. Perché se l’aspetto è vintage il talento no.

 





(27 marzo 2018)

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