Bungaro o del sentire le canzoni #Vistipervoi da Alessandro Paesano

Altra Cultura

Condividi

di Alessandro Paesano #Musica twitter@gaiaitaliacom #Vistipervoi

 

Intanto c‘è la sorpresa di uno spazio che non conoscevamo, quel teatro Golden di Roma che accoglie il pubblico in uno spazio particolare, dove le poltrone, disposte su tre lati, danno su una superficie centrale posta sullo stesso livello della platea, che ricorda più un’arena che un classico palcoscenico.
Uno teatro che pone la performance al centro di uno spazio raccolto, intimo, altamente congeniale per un concerto non di massa, dove far sfoggio dei muscoli …paramusicali (luci ed effetti scenografici) ma dove la musica si fa spazio comune tra interprete e pubblico, riaffermando quello che ogni concerto dovrebbe essere: una esecuzione musicale.

Altra sorpresa è la manifestazione all’interno della quale il concerto di Bungaro di cui vi stiamo per raccontare ha avuto luogo.
Si tratta di A tu per tu con…, per la conduzione artistica di Grazia Di Michele, che, presente in sala, accoglie il pubblico spiegando intenti e programma della manifestazione da lei voluta e ideata.
Grazia ha chiamato a raccolta colleghi cantautori e colleghe cantautrici per fare il punto sullo stato dell’arte di una certa generazione di autori e autrici ma, anche, di interpreti.
10 nomi per 18 concerti da Morgan a Mimmo Cavallo, da Syria a Carlo Marrale dei Matia Bazar che hanno preceduto il concerto di Bungaro e ancora, a venire, Mariella Nava (il 5 e 6 aprile), Grazia Di Michele (il 7 e l’8) Alberto Fortis (il 10 e l’11) Rossana Casale (il 12 e il 13) e Max Maglione che chiude la rassegna.

Ad introdurre ogni performance un o una interprete giovane che Grazia ha incontrato durante la sua attività di insegnante di musica. Ad aprire il concerto di Bungaro la giovane Ida Scarlato, classe ’95, nativa di Rende (CS) che ci ha regalato in anteprima  due dei brani del suo nuovo album in uscita imminente, accompagnata al pianoforte da Giuseppe Santelli.

Scarlato è dotata di una voce notevole, potente e duttile, portata al jazz, che impreziosisce l’esecuzione dei brani con delle svisature eleganti e mature.
I brani, entrambi da lei composti, toccano nei testi temi noti e meno noti.
Nel primo, dedicato al padre, il rapporto figlia padre viene descritto in termini non retorici e paritari. Nel secondo, Tutti i miei giorni, Scarkato canta il tema della relazione amorosa in termini meno originali ma non per questo retorici.
Musicalmente i due brani si impongono per una partitura che ha solo l’apparenza della canzone pop e si attesta invece sul registro di una composizione personalissima, che fa ampio uso degli accordi in minore in una chiave quasi Jazz, mandando in pensione (non è mai troppo tardi) la tradizione italiana degli accordi in maggiore.
Un nome da tenere d’occhio sia come autrice che come interprete.
Un’altra bella sorpresa della serata della quale dobbiamo ringraziare Grazia Di Michele che l’ha notata e scelta.

Finalmente sul palco, pardon, sull’open space,  arriva Bungaro accompagnato da un trio che vede Antonio De Luise al contrabbasso, Marco Pacassoni al  vibrafono, ma anche alle percussioni e alla batteria, e Antonio Fresa al pianoforte.

La scaletta del concerto è tutta presa da Maredentro, etichetta “Esordisco”, distribuzione Warner Music Italy uscito nel 2017, ma nel 2018 ne è uscita una Special Edition con una versione di Imparare ad amarsi, portata a Sanremo di quell’anno con Ornella Vanoni e Pacifico,  interamente interpretata dallo stesso Bungaro, più altri due inediti, Le previsioni della mia felicità e Amore del mio amore.

Bungaro che ha scritto molto per tante interpreti della canzone italiana, da Vanoni a Mannoia, da Giusy Ferreri a Emma Marrone, e non solo, ha scritto anche per Daniela Mercury, Miùcha Buarque de Holanda, Paula Morelembaum, Ana Carolina e Kay McCarthy ha un doppio bacino cui attingere quello del repertorio suo e del repertorio altrui di cui autore.

Il concerto alterna così brani originali e cover eseguiti con degli arrangiamenti eleganti e colti a cominciare dall’organico strumentale che vede impiegato uno strumento raro nella musica leggera come il vibrafono  e largamente usato nel jazz con verve dinamica.

Pur spaziando in contesti musicali diversi lo stile di Bungaro è inconfondibile a cominciare dalla sua voce che naviga sui toni alti con invidiabile disinvoltura e duttilità e anche nell’impianto armonico che valorizza le melodie in maniera personale e mai banale.

Forse per questo la stampa ha definito Maredentro un disco per palati fini. Non eccepiamo ma l’orecchio cui Bungaro si rivolge è un orecchio curioso e attento, popolare e non elitario, non prono alle mode ma di una intelligenza oggi rara.

Una intelligenza che si esplica anche nei testi che hanno una caratteristica unica, quella di essere scritti in una lingua italiana che distingue raramente il sesso grammaticale e dunque il sesso dei personaggi descritti nelle canzoni.

Lontano dalla tradizione di una lingua che si pretende non possa smarcarsi dal determinismo di genere Bungaro riesce a scrivere parole universali che non danno per scontato, senza naturalmente negarlo, che, in quanto uomo, stia necessariamente rivolgendosi a una donna quando parla d’amore.

Qualche verso di Le previsioni della mia felicità, Il deserto, Amore del mio amore (li potete agevolmente leggere sulla rete, noi non possiamo citarli per motivi di copyright) proverà il senso di quanto andiamo dicendo.

La saggezza che sostiene e dà forma ai versi di Bungaro è quella di una persona, di un autore, di uno scrittore che nella descrizione dei rapporti amorosi non si affida ai facili percorsi scritti nei ruoli di genere che percorrono purtroppo anche tante “canzoni d’autore”.

Anche questo contribuisce alla grandezza della sua cifra stilistica davvero grande, con la quale nobilitala forma canzone secondo le regole della necessità, quella di chi parla una lingua vera, viva, universale, emancipata e che emancipa.
A differenza del cantautorato che privilegiando i testi sacrifica la musica, le partiture sonore di Bungaro non sono ai mai prevedibili, l’evoluzione armonica di un brano,  di una linea melodica, prendono spesso strade inaspettate, costituendo la più intima cifra stilistica di un autore unico e prezioso.

Anche nel brano strumentale Tra sette anni,   col quale il trio apre il concerto prima ancora che Bungaro entri in scena, l’intelligenza musicale di Bungaro parla una lingua musicale squisitamente italiana che però conosce il resto del mondo in un gusto che ritorna negli arrangiamenti che più che omaggiare stili e autori, o autrici, si attesta in un comune sentire musicale giocoforza cosmopolita.

Molte le sorprese in scaletta, a cominciare da Apri le braccia magnifica cover di Once in a lifetime dei  Talking Heads, a Il prato su testo di Teresa de Sio con la quale Bungaro coinvolge il pubblico chiedendogli di ricantare alcune onomatopee che propone, guidando e commentando i risultati della performance del pubblico con sottile ironia.

Il teatro aiuta, la vicinanza col pubblico anche e quando Bungaro si ferma per qualche istante per accordare la chitarra, cosa che succede diverse volte, perché fuori è umido Bungaro chiede a Grazia Di Michele se capita anche a lei di accordare la chitarra e Grazia risponde e il concerto diventa per un attimo una jam session in amicizia.

Con Bungaro il concetto di cover si aggiorna a quello di rivisitazione: è il caso di Passione rivista a tratti anche nell’armonia, e la versione in dialetto brindisino de L’ombelico del mondo di Jovanotti che diventa Lo viddicu di lu mundu, costituendo occasione per presentare i musicisti di cui Bungaro si circonda con una modalità che ricorda quella delle band jazz.

E poi ci sono le rivisitazioni dei brani scritti non per sé, come la splendida Perfetti Sconosciuti scritta per Fiorella Mannoia, o, fresca dell’ultimo Sanremo,  Aspetto che torni canzone alla quale Bungaro restituisce la grandezza che Francesco Renga le aveva negato con un’interpretazione scialba e poco sentita.

Ecco, sentire le canzoni, nel senso di saperne cogliere emozioni e restituire significato e dignità ci sembra un modo sintetico per descrivere la cifra di un artista a tutto tondo che abbiamo avuto la fortuna di sentire grazie alla volontà di Grazia Di Michele.

Un autore che ci ha regalato una riflessione seria e spendibile sulle nostre vite che è quel gioiello di Imparare ad amarsi la cui saggezza può servire alla vita di tutti e tutte noi.

Davvero una serata memorabile che si replica stasera al teatro Golden di Roma.

Per chi vuole. Per chi può. Per chi avrà la fortuna di.

Il resto è storia.

 

 




 

 

(4 aprile 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 


 

Pubblicità