Rendez-Vous 2019, “Les Confines du Monde” #Vistipervoi da Alessandro Paesano

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di Alessandro Paesano #RendezVous2019 twitter@gaiaitaliacom #Cinema

 

Ambientato nella Indocina francese alla fine della seconda guerra mondiale Les confines du Monde (t.l. I confini del mondo) (Francia\Belgio, 2018) è il primo film di guerra di Guillaume Nicloux.
La definizione in realtà è un po’ angusta perché Nicloux non è interessato alla guerra come evento geopolitico ma piuttosto come vaneggiamento nostalgico di una estetica virile tra legionari d’altri tempi ormai perduta, tra prostitute, fumate d’oppio e un’erotizzazione del corpo maschile che sfiora l’omoerotismo senza mai farlo decantare.

Robert Tassen, giovane militare francese in Indocina, sopravvive a una strage nella quale fratello e cognata incinta sono morti subendo le più feroci torture, e decide di vendicarsi di chi considera il mandante di quelle morti. Questa vendetta annunciata per tutto il film non trova mai modo diventando il sintomo di una follia privata che lo distingue da quella di ogni altro soldato che si trova lì in guerra.

Robert ha gli occhi ipnotici del monoespressivo Gaspard Ulliel di una bellezza talmente straziante da distrarre dalla storia del film. Una bellezza bruciante che  si staglia come una presenza erotica in linea con certe atmosfere del film. Che si tratti del corpo nudo quando fanno la doccia o di una sanguisuga che si attacca sul pene di uno dei commilitoni o del riferimento allo sperma (quando un altro commilitone chiede a Robert se è venuto dentro a una prostituta perché a lui non piace stare nei fluidi degli altri…) il film fa del corpo maschile (e dei suoi attributi) la contromarca degli orrori di una guerra che mutila il corpo umano (all’inizio del film Robert emerge da una fossa comune di cadaveri, unico superstite)  mentre il corpo femminile è consumato dall’amore mercenario (come Maï, interpretata da Lang Khê Tran, per la quale Robert si consuma in una gelosia d’amore irrazionale quanto ingiustificata) o stuprato dai soldati vietnamiti (come quello di una giovanissima ragazza cieca e Robert uccide lo stupratore con un colpo di pistola alla testa).

Robert si accompagna con Cavagna (Guillaume Gouix, molto più convincente di Uliel) un commilitone che solo poco prima di morire gli confida di essere gay (ma uno sguardo troppo attento su un commilitone che si masturba in camerata a inizio film ce lo aveva già fatto capire) e con uno scrittore dalla grande stazza (Gerard Depardieu) col quale condivide il senso di colpa di chi è sopravvissuto. Tutte coordinate narrative che non trovano mai un vero e proprio sviluppo. Nonostante le vicissitudini e l’amore millantato per Maï il personaggio di Robert rimane sempre lo stesso per tutto il film senza cambiare mai poco importa le esperienze cui la guerra lo mette dinanzi.

E se da un lato il film è un omaggio al genere di guerra (inevitabile il confronto con Coppola) grazie anche alla splendida fotografia di David Ungaro è proprio su questo versante a mostrare i suoi più gravi limiti.

I personaggi vietnamiti del film sono  descritti solo ed esclusivamente in relazione all’invasore francese, le cui atrocità commesse nel film sono sempre rappresaglie per quelle dei vietnamiti. Per cui il pubblico  meglio che si informi altrove perché Les confins du monde ci racconta degli effetti del colonialismo francese con un gusto e un punto di vista altrettanto colonialista.
Eppure è un film che si fa vedere per la sua capacità di alternare a scene strutturate e parlate altre quasi da film muto dove sono i set, prima ancora dei personagg,i a raccontare e per la seduzione dei corpi che si traduce in una pulsione sessuale intimamente legata alla ferocia della guerra perché ogni orgasmo è una piccola morte.

 

 




 

 

(5 aprile 2019)

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