“Come far Poesia”, la pagina dello Zio Bo

Altra Cultura

Se Gramellini lascia la Rai per La7

di Daniele Santi Se Gramellini lascia la Rai per La7 – “Non ho ancora confermato”, dirà il giornalista – la Rai si svuota dell’ennesimo contenitore di contenuti che fa ascolti per virare verso la televisione dell’O la la Susanna la va in campagna quando il sole tramonterà, storie edulcorate per traditrici per bisogno e non per voglia, che […]

A Roma “Onda Poetica” cavalcata dai bambini. Il 30 maggio

Da un'idea di Monica Maggi un nuovo appuntamento con la poesia che crea valore

È morta Tina Turner

È morta Tina Turner, leggenda dela musica internazionale. Aveva 83 anni.   In aggiornamento     (24 maggio 2023)

Condividi

di Bo Summer’s #Poesia twitter@gaiaitaliacom #Cultura

 

Come far poesia? cancellando il linguaggio della poesia? molto difficile scrivere poesia: presuppone una sintesi di pensiero sulla realtà che rischia di sfociare in qualcosa di già sentito. La poesia non si pone domande e non presuppone nulla che non sia ciò che deve essere detto. Nominato. E nominare in poesia significa ricreare il mondo. Rinominarlo. Ridargli forma.

Se deve essere detto e viene detto allora è poesia.

Chi decide che “deve essere detto”? Il poetante crede sempre che ciò che dice debba essere detto e siccome la risposta non può essere la poesia stessa, ma una riflessione antipoetica-teorica su di essa, la domanda sul dire (cosa?) esclude la possibile risposta, quindi la poesia.

Ciò che deve essere detto si stabilisce fra me che lo dico e tu che lo senti come se fossi tu a dirlo. Il poetastro è colui che si illude che l’altro da sé stia sorridendo perché sente come suo quello che gli viene detto, quando invece è un sorriso di scherno.

Ma la mia domanda è retorica. Io non mi chiedo cosa sia la poesia ma “perché la poesia?” e ne indico una delle molte vie per praticarla. Quanto al “tu” che lo sente come se.. stuoli, torme di lettori ingenui incensano pessimi poetastri perché “sentono come se fossero loro a dire”.

Schiller ha scritto un illuminante saggio: Della poesia ingenua e sentimentale. Lì c’è la risposta, “slogamento” del linguaggio (Joyce, Dedalus).

Cancellare il linguaggio della poesia significa ciò che fa avvertire una sequenza di parole e pause come veri poetici? Quindi rime e assonanze, posizione degli accenti, a capo, lunghezza sillabica della riga, figure retoriche, ecc. oppure di cosa trattiamo?

Metrica, prosodia e retorica non sono esclusive della poesia (anche le canzonette e la comunicazione ordinaria si servono di quegli elementi) già molti anni fa Contini disse che Orelli faceva poesia rifiutandone il linguaggio. Ipertrofia dell’io, alta temperatura liturgica, lirica e canora, distanza siderale da ogni movenza prosastica, parole e oggetti privilegiati, ritenuti “poetici”. Trovo comunque nelle parole di Contini un non se che di ineffabile che lascia spazio a considerazioni di gusto personale (quando un “io” è ipertrofico? Quando la temperatura è “alta”? Ecc.) e in ogni caso le condivido.

Il lirismo è il lirismo: tutti sanno cosa sia. Le movenze prosastiche: idem. L’“io” ipertrofico se è ipertrofico. Azzerare l’io è la direzione contraria (quella da me auspicata).

Come fare poesia il linguaggio della poesia?

 

(17 giugno 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 




Pubblicità