GiusiPre, la chanteuse indi-rock che insegna filosofia

Altra Cultura

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di Giuseppe Sciarra

In attesa del suo live del 25 febbraio a Le Mura di Roma, la cantautrice e insegnante di filosofia GiusiPre ci ha rilasciato un’intervista per parlarci del suo rapporto con la religione, dei suoi studi di filosofia e soprattutto di musica: dalla situazione attuale del mercato discografico, al versante femminile cantautoriale sempre più numeroso per concludere col suo nuovo singolo, A.C.C (Amore, cinismo e caffè).

Giusi, come me sei meridionale e al sud la religione, come ben sai, determina e influenza ancora profondamente la vita delle persone. Nei tuoi studi di filosofia ti sei occupata principalmente del pensiero di Ludwig Feuerbach che è stato tra i più importanti critici della religione, e presumo che questa scelta non sia stata casuale. Che rapporto avevi con la religione prima di Feuerbach e che rapporto hai avuto dopo?
Una scelta per niente casuale, hai detto bene. Feuerbach mi ha accompagnata nel percorso di studi e nella ricerca filosofica. Ho voluto rendergli omaggio nella mia canzone L’uomo è ciò che mangia, presente nel mio primo EP intitolato Canzoni indigeste. Sono approdata alla critica del cristianesimo e alla critica della religione in maniera quasi naturale, perché come molti ho avuto un’educazione molto rigida in questo senso e crescendo le contraddizioni e i dubbi sono diventati sempre più evidenti. Il mio percorso personale e le vicende che mi ha riservato la vita hanno confermato la mia tendenza a credere molto di più nella forza e nelle capacità del genere umano e poco alla salvezza dell’anima una volta terminata questa vita, ma il mio approccio è ed è sempre stato molto rispettoso nei confronti del sentimento religioso che ci spinge per natura ad abbracciare la fede. Quello che di sicuro non posso giustificare della religione è la sua degenerazione: la radicalità, l’intolleranza e il pregiudizio che, spesso, travestono la fede e la rendono baluardo d’intransigenza e fonte di intolleranza.

Sei un’insegnante di filosofia che fa musica indierock. Come concili questa tua doppia vita? E come vedono i tuoi studenti quest’altro tuo aspetto, quella di cantante?
Cerco di mantenere un equilibrio e anche se all’inizio avevo qualche problema ad esercitare la parte artistica, inibita dal ruolo professionale, ho avuto modo di capire che entrambe le attività si completano e si influenzano a vicenda. Lo snodo cruciale è la filosofia, della quale trovi traccia anche nelle canzoni che scrivo. Per quanto riguarda la percezione che gli studenti hanno, devo dire che fino ad ora non ci sono stati grandi sconvolgimenti, anzi: è una cosa del tutto normale che quando la mia musica incontra il loro gusto viene apprezzata e condivisa.

La filosofia e la musica. Che rapporto c’è nella vita di GiusiPre tra questa disciplina di studi e quest’arte?
È un rapporto molto stretto che è maturato nel corso del tempo: la musica mi ha sempre trasportata altrove, ho ascoltato sempre tantissime cose tra loro molto diverse e per curiosità e per piacere. La filosofia, al pari di una passione, ha segnato però anche la mia dimensione professionale, spingendomi ad uscire dalla dimensione individuale. Se ci pensi entrambe, musica e filosofia, continuano a smuovere l’individuo, a spingerlo alla condivisione e alla complicità con ciò che è fuori da sé. O almeno questa è la mia lettura personale.

Secondo te nel mercato attuale ci può essere spazio per la musica raffinata di GiusiPre? Come vedi allo stato attuale la cultura musicale degli italiani?
Spero ci sia spazio, certo. Se non ce ne sarà, farò le mie cose in maniera indipendente, come ho sempre fatto, perché questa attività è completamente slegata dal resto, è quasi una necessità che non posso evitare. Per quanto riguarda la situazione attuale del mondo della musica italiana, direi che siamo in piena crisi, che lo sforzo di molti artisti è stato reso vano dalle continue mancanze di attenzione da parte del mondo politico che ha sottovalutato sotto ogni aspetto l’impatto di determinati provvedimenti in generale sul mondo della cultura. Spero che l’entusiasmo non si spenga e che ci possa essere maggiore attenzione e rispetto in futuro.

La tua musica sprigiona spesso molta energia, penso a “Caos Contemporaneo” o “Monade”, sono pura adrenalina di chitarre elettriche. Non ho avuto modo di partecipare a nessuno dei tuoi live ma me li immagino come una grande festa dove non mancano momenti anche più introspettivi. Come si struttura un tuo concerto?
Un mio concerto si muove su due piani, quello lento dolceamaro e nostalgico, più introspettivo seguendo i brani che ne lasciano traccia, poi un piano puramente movimentato, critico e spregiudicato nei contenuti veicolati dalle canzoni che però lasciano spazio alla libertà del ritmo e del movimento.

La tua musica è un mix di progressive rock e rock alternativo italiano. Invece di elencarti le influenze che ho potuto scorgere nell’ascolto delle tue canzoni mi piacerebbe che lo facessi tu….
Questa domanda mi mette sempre un po’ in crisi, perché inevitabilmente dovrei stilare un elenco lunghissimo di artisti e artiste che hanno segnato il mio percorso. Per facilitare il tutto posso dire che di sicuro la musica anni ‘80 e alcuni cantautori e cantautrici sono palesemente presenti. Poi il taglio rock è una scelta stilistica, mi contraddistingue da sempre e devo dire che è particolarmente ben gestita e valorizzata dal lavoro meraviglioso di produzione e arrangiamento che fanno sempre Nicola D’Amati (producer) e Daniele Giuili (polistrumentista compositore).

Cantautrici come Carmen Consoli, Giuni Russo, Rettore, Marina Rei, Paola Turci, Gianna Nannini, Elisa e Cristina Donà hanno sdoganato la figura delle cantautrici permettendo alle donne di essere viste non solo come interpreti, ma anche come autrici delle loro canzoni. Attualmente la musica italiana quanto è aperta verso le donne musiciste?
Secondo la mia percezione mi sembra decisamente più aperta, soprattutto in alcuni ambienti e in molte scene. C’è una voglia di farsi sentire e di rivendicare un posto nel mondo che mi lascia ben sperare, e alcuni addetti ai lavori se ne sono accorti e cercano di supportare in toto le artiste. Di certo per quanto riguarda la comunicazione e la dimensione mainstream il lavoro da fare è tanto, passa sempre dal livello di emancipazione culturale che viene portato avanti. Ma sono positiva.

Il tuo ultimo singolo è un acronimo A.C.C (Amore, cinismo e caffè), ce ne parleresti? Quali sono i tuoi progetti futuri dopo la presentazione di questa canzone?
Si tratta del mio secondo singolo , che segue la pubblicazione della precedente Autunno, entrambi brani che hanno inaugurato la collaborazione con Maionese dischi e Artist first. Sono canzoni che portano ad una seconda fase della mia produzione che spero di riuscire a condensare nel prossimo EP al quale sto lavorando e che spero di pubblicare presto. Il singolo parla in maniera anticonvenzionale dell’amore, della complessità della relazione di coppia e degli elementi che a mio parere devono essere presenti per costruire un rapporto sano. Il caffè non può mancare! Per quanto riguarda i progetti futuri, oltre al secondo EP in lavorazione, sto cercando di approfittare di questo momento di ripresa e oltre alla data del 25 febbraio, ho in serbo altri live per presentare la mia musica e incontrarvi di persona.

 

(13 febbraio 2022)

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