Festival Premio Lussu e le scrittrici lusofoni

Altra Cultura

Condividi

di Andrea Mauri

Le scrittrici di lingua portoghese sono state tra le protagoniste del Festival Premio Emilio Lussu, svoltosi a Cagliari dall’1 al 6 ottobre.

Nel corposo programma della manifestazione, tra laboratori e presentazioni di libri, Luìsa Marinho Antunes, professoressa di Letterature Comparate all’Università di Madeira e membro del Centro de Literaturas e Culturas Lusófonas e Europeias dell’Università di Lisbona, ha tenuto una lezione sul tema dei diritti umani dal punto di vista delle autrici lusofone.

“La letteratura ha un ruolo molto importante in questo ambito”, ha sottolineato la professoressa, “perché dà voce a tante persone nel mondo, fa emergere nuove visioni di chi è sempre stato emarginato e considerato invisibile.” Sono soprattutto donne al margine, donne relegate nell’ombra delle loro esistenze, la maggior parte donne nere, considerate sbagliate per il colore della pelle, accusate di commettere errori per il solo fatto di esistere. “Le storie che leggiamo”, ha aggiunto Luìsa Marinho Antunes, “aprono una finestra sulle persone che soffrono e danno spazio a nuove voci che prima non avevano energia e resistenza per arrivare al mondo.”

La letteratura, dunque, non può sottrarsi al tema della violazione dei diritti umani. Ne tratta la scrittrice mozambicana Paulina Chiziane nel suo romanzo “L’allegro canto della pernice” (La Nuova Frontiera, 2010), soffermandosi sul potere del colonialismo occidentale, su storie di poligamia dove le donne cercano una via d’uscita da un patriarcato violento. Per la sua opera Paulina Chiziane nel 2021 è stata insignita del premio Camões, uno dei premi letterari più prestigiosi per autori di lingua portoghese.

La denuncia dei meccanismi di autoritarismo e di sopraffazione è al centro dell’opera della scrittrice brasiliana Conceição Evaristo. Il suo racconto più famoso “Olhos d’água” (Occhi d’acqua), narra di una bambina che abita nella favela e insegue il sogno di un giocattolo che non avrà mai, una bambina che invece, ha già una vita simile a quella di sua madre, senza futuro, senza prospettive, sommersa nel fondo del fondo dello sfruttamento.

In Portogallo spicca la figura di Lídia Jorge. Il suo romanzo più conosciuto “La costa dei sussurri” (Bompiani, 1997) prende spunto dalle sue esperienze in Africa. Nel racconto l’autrice si chiede qual è il momento esatto in cui un uomo si trasforma in mostro, riferendosi al marito della protagonista della storia che non esita a massacrare i nativi delle terre africane. Nel romanzo più recente “I memorabili” (Edizioni dell’Urogallo, 2018) il tema principale è la rivoluzione del 25 aprile 1974, meglio conosciuta come “rivoluzione dei garofani”, e il grande movimento femminista nato da quell’impulso rivoluzionario, insieme però al dubbio se davvero siamo sicuri che il fascismo non tornerà.

Come ha spiegato Luìsa Marinho Antunes nella sua lectio, ci sono molte altre scrittrici indigene, per la maggior parte native del Brasile, che attraverso la poesia spargono al vento la loro voce, il nuovo modo di vedere la natura, mostrando radici che non si seccano grazie ai semi della letteratura diffusi nel mondo.

 

 

(10 ottobre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 



Pubblicità