di Fabio Galli
La mostra “Anima Nomade” di Francesco Clemente, ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 30 marzo 2025, rappresenta un evento di grande rilievo per l’arte contemporanea italiana. Curata da Bartolomeo Pietromarchi, l’esposizione si sviluppa come un’unica grande installazione, attraversando la rotonda e le sette sale del piano nobile. È un viaggio tra arte, spiritualità e poesia visiva.
Clemente esplora il concetto di “anima nomade” attraverso opere che richiamano le sue influenze dalla tradizione indiana e orientale. In mostra, spiccano le celebri Tents (2013), mai più esposte insieme, e una serie di wall drawings creati appositamente per questa occasione. Le opere intrecciano simbolismo, erotismo, riferimenti metafisici e misticismo, il tutto pervaso da un uso lirico del colore.
L’artista, napoletano di nascita ma cittadino del mondo, è noto per la sua capacità di coniugare sensibilità privata e immaginario universale, creando paesaggi estetici immersivi e ricchi di emozioni.
Un elemento importante da evidenziare è il modo in cui Francesco Clemente ha trasformato l’intero piano nobile del Palazzo delle Esposizioni in un’esperienza sensoriale unica. Le sue opere, tra cui le Bandiere del 2014 e i nuovi wall drawings realizzati in situ, creano un dialogo tra le tradizioni orientali e l’immaginario simbolico occidentale. Questa intersezione non solo riflette il carattere nomade dell’artista, ma invita il visitatore a confrontarsi con temi universali come la spiritualità, l’identità e il rapporto con il corpo.
Inoltre, la mostra si distingue per il suo approccio immersivo: le Tents, con i loro dettagli ricamati a mano e strutture in bambù, evocano rifugi spirituali e fisici. Clemente riesce a creare una poetica dell’abitare, dove ogni installazione è un microcosmo in cui il privato si intreccia al collettivo.
Il percorso espositivo sottolinea il ruolo centrale del colore nell’opera di Clemente. Dai toni vibranti alle sfumature più intime, il colore diventa un linguaggio emotivo che accompagna il visitatore lungo un viaggio artistico e spirituale, evidenziando la continua ricerca dell’artista per l’equilibrio tra estetica e contenuto.
C’è un altro aspetto fondamentale da sottolineare: il tema del nomadismo nell’opera di Clemente non è solo geografico, ma profondamente esistenziale e concettuale. La mostra Anima Nomade esplora come l’artista abbia tradotto questa condizione in una riflessione continua sull’identità e sulla trasformazione. Le opere non solo incorporano influenze culturali diverse, ma si pongono come luoghi simbolici di transizione, evocando il viaggio interiore e la scoperta.
Un ulteriore elemento che arricchisce la mostra è il dialogo tra materiali tradizionali e tecniche contemporanee. I ricami delle Tents e la monumentalità dei wall drawings dimostrano la maestria di Clemente nel fondere l’artigianalità con un linguaggio visivo universale. Questo contribuisce a un’esperienza espositiva che supera il concetto di mostra tradizionale, trasformandosi in un’esperienza totalizzante, quasi meditativa.
La curatela di Bartolomeo Pietromarchi enfatizza questa visione, organizzando il percorso espositivo come una progressione simbolica, che culmina in una celebrazione dell’interconnessione tra arte, spiritualità e poesia. In definitiva, Anima Nomade non è solo un’esposizione, ma un invito a riflettere sull’essenza stessa del vivere e del creare.
Ancora un’ osservazione riguarda il rapporto tra arte e spiritualità in “Anima Nomade”. Francesco Clemente non si limita a proporre un’estetica visiva, ma invita il visitatore a riflettere su un’esperienza di trasformazione. L’ispirazione derivata dalle filosofie orientali, dai miti e dai rituali si manifesta attraverso simboli ricorrenti come il corpo, la tenda, e le geometrie sacre. Questi elementi si intrecciano in un linguaggio universale che oltrepassa il tempo e le culture.
Un altro punto interessante è come Clemente riesca a mantenere un equilibrio tra la monumentalità delle opere e l’intimità della narrazione. Nonostante l’imponenza delle installazioni, ogni pezzo ha un aspetto diaristico e personale, che riflette il viaggio interiore dell’artista. Questo contrasto rafforza l’idea che il nomadismo di Clemente non sia solo fisico, ma anche psicologico e spirituale.
Infine, vale la pena menzionare il ruolo centrale del Palazzo delle Esposizioni stesso. La disposizione delle opere nello spazio e la sinergia tra l’architettura e le installazioni di Clemente rendono il percorso espositivo un’esperienza unica, in cui lo spettatore non è solo osservatore ma parte integrante dell’opera.
Si visita dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20.
(2 dicembre 2024)
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