Il Museo d’Israele inugura la mostra di Yuval Avital. “Alma Mater”

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YUVAL AVITAL: ALMA MATER

 

MUSEO D’ISRAELE, GERUSALEMME

 

Inaugurazione: 17 dicembre 2024

In mostra fino a giugno 2025

 

A cura di TALIA AMAR
Installazione luminosa: ENZO CATELLANI
Sound space design: ARCHITETTURA SONORA e B&C SPEAKERS
Video art: con la partecipazione di LILIANA COSI e ORIELLA DORELLA

 

ALMA MATER incarna lo spirito della “Grande Madre” archetipica. L’installazione sonora, video e luminosa di Yuval Avital avvolge i visitatori in un grembo metaforico, offrendo speranza e riconnessione.
Alma Mater – photo by Enzo Mologni
Il Museo d’Israele è lieto di annunciare l’apertura di Alma Mater, un’installazione icono-sonora monumentale dell’artista e musicista Yuval Avital.

A cura di Talia Amar, curatrice di Arte Interdisciplinare, si tratta di un nuovo adattamento site-specific creato appositamente per il Museo d’Israele. L’installazione immersiva di Avital viene presentata in occasione del 60° anniversario del Museo e come preludio alla mostra del 2025 dedicata al suono nell’arte, anch’essa curata da Amar.

Nato a Gerusalemme nel 1977 e residente a Milano, Yuval Avital è considerato uno degli artisti più poliedrici d’Italia, che opera utilizzando diversi media – dai dipinti alle grandi installazioni immersive multimediali, con una particolare enfasi sul suono. Le sue opere sono state esposte in musei, biennali, fondazioni artistiche e teatri di tutto il mondo.

Ispirandosi dall’archetipo della Grande Madre, Alma Mater unisce le voci e le immagini delle nonne di tutto il mondo, comprese le varie comunità etniche israeliane, la diaspora ebraica e persino le nonne dell’artista stesso.

Presentata per la prima volta a Milano come uno degli eventi artistici di EXPO 2015, Alma Mater è ad oggi una delle più grandi installazioni sonore mai realizzate in Italia. Nella sua prima esposizione, oltre 140 altoparlanti distribuiti su 1.200 metri quadrati creavano un’esperienza immersiva che combinava suoni, immagini, tecnologia e design per evocare l’antico simbolo della maternità.

Alma Mater riunisce due delle principali caratteristiche artistiche di Avital: le installazioni immersive che danno vita a microcosmi esperienziali dettagliati e il suo legame con il suono, sia come artista che come compositore. Numerosi frammenti di voci registrate di donne anziane provenienti da tutto il mondo e da diverse epoche emergono da una “foresta sonora”: canti, canzoni, sussurri, preghiere, fiabe, ninnenanne e mantra si combinano a suoni archetipali femminili della natura – vibrazioni sismiche, vulcani, suoni oceanici e gocce d’acqua, elaborati digitalmente per essere udibili all’orecchio umano. L’installazione include la partecipazione di molti archivi sonori provenienti da tutto il mondo, presentando un’ampia varietà di culture e mettendo in risalto temi universali come maternità, radici, misericordia e identità. Attraverso una stratificazione meticolosa e una elaborazione elettronica, Avital crea un mosaico sonoro che trasforma gli altoparlanti, oggetti neutri, in profondi e intimi vasi di espressione.

Il Museo d’Israele rappresenta una tappa particolarmente significativa per l’artista. Sebbene ora risieda a Milano, Yuval Avital è nato a Gerusalemme e al Museo d’Israele ha avuto il suo primo incontro con l’arte in tutte le sue forme – dai reperti preistorici alle opere contemporanee. Questa connessione ha ispirato la creazione di una nuova versione site-specific di Alma Mater, progettata in dialogo con l’architettura e le collezioni del Museo.

foto: Enzo Mologni

In questa nuova versione, è stata dedicata particolare attenzione ai canti e alle voci provenienti dal National Sound Archive of the National Library of Israel, includendo canti della diaspora ebraica, canti pionieristici di Rosh Pina, canti nuziali beduini e canti funebri arabi della Galilea. Questa selezione ribadisce il ruolo di Alma Mater come un’ambiente che permette di costruire ponti e dare spazio alla riflessione; l’installazione al Museo infatti, invita i visitatori a sedersi o sdraiarsi su cuscini disposti nello spazio, trasformando l’esperienza in un momento meditativo di contemplazione.

Al centro di questa installazione site-specific si trova uno dei manufatti più preziosi del Museo: la figurina femminile di Berekhat Ram, risalente a 233.000 anni fa, considerata la più antica opera d’arte preistorica mai scoperta. Questa antica figurina femminile, creata da una specie umana estinta, collega antichità e modernità, amplificando il messaggio di connessione senza tempo di Alma Mater.

L’opera di Avital promuove collaborazioni e dialoghi con maestri artigiani, designer e performer. La “foresta” di altoparlanti include cluster sospesi di trasduttori avanzati realizzati da B&C Speakers, insieme ad “alberi” di cavi di segnale collegati ad altoparlanti sferici in argilla abilmente realizzati da Architettura Sonora – entrambi già partner della prima installazione nel 2015. Al Museo d’Israele, queste sfere sono affiancate ad altoparlanti inseriti in vasi di cemento, che evocano il significato contemporaneo del cemento in Israele.

Completano lo stratificato paesaggio polifonico i dischi dorati luminosi creati da Enzo Catellani, uno dei principali light designer italiani, che “respirano” in perfetta sincronia con il suono, simboleggiando la sacralità attraverso le loro forme arrotondate e i materiali riflettenti. Due proiezioni video, realizzate con le étoiles del Teatro alla Scala Oriella Dorella e Liliana Cosi, accompagnano “cartoline” animate di nonne provenienti da diversi archivi mondiali (incluse le nonne di Avital stesso), aggiungendo all’installazione immersiva una dimensione ulteriore di saggezza, grazia e tenerezza.

In questo momento storico, l’installazione veicola un messaggio profondo di guarigione, universalità e ri-umanizzazione. Attraverso la forza collettiva delle voci materne e il potere trasformativo dell’arte, Alma Mater trascende divisioni culturali e barriere, offrendo un’esperienza di umanità condivisa e dell’essenza che nutre e unisce tutti noi.

La mostra è stata resa possibile dai donatori del Museum’s Exhibition Fund: Claudia Davidoff, Cambridge, Massachusetts, in memoria di Ruth e Leon Davidoff; Hanno D. Mott, New York; la Nash Family Foundation, New York; e un donatore anonimo.
Con il supporto e la collaborazione di BUILDING, Milano.

 

 

(6 dicembre 2024)

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