Il viaggio della luce: “Liminal Journey” di Emilio Ferro

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di Fabio Galli

L’arte contemporanea, specialmente quella legata alla luce, ha il potere di trasformare la percezione dello spazio e del tempo. Con Liminal Journey, Emilio Ferro non si limita a creare un’installazione visiva, ma progetta un’esperienza sensoriale totale, in cui luce e suono si fondono per costruire un’atmosfera sospesa, un luogo di passaggio che invita alla contemplazione e all’esplorazione interiore. L’opera, collocata nella Cappella di San Nicola a Gstaad, assume un significato ancora più profondo nel suo contesto sacro, amplificando la dimensione del viaggio come metafora di transizione, di cambiamento e di ricerca spirituale.

Il titolo stesso dell’opera, Liminal Journey, rivela un’intenzione precisa: la creazione di uno spazio liminale, un confine tra il noto e l’ignoto, tra la percezione quotidiana e una realtà trasformata dalla luce. La soglia non è solo fisica, ma psicologica, un invito ad abbandonare la rigidità dell’esperienza ordinaria per lasciarsi trasportare in un territorio sconosciuto.

Ma cosa significa realmente attraversare una soglia? Qual è il ruolo della luce in questa trasformazione? E in che modo il suono contribuisce a modellare questa esperienza? Per rispondere a queste domande, è necessario immergersi nel cuore dell’opera e nei suoi molteplici livelli di lettura.

Luce e spiritualità: un dialogo senza tempo

Nella storia dell’arte, la luce è stata sempre più di un semplice mezzo di visibilità. È stata simbolo di conoscenza, di rivelazione, di trascendenza. Le grandi cattedrali gotiche hanno utilizzato le vetrate colorate non solo per filtrare la luce naturale, ma per trasformarla in una manifestazione divina. Le finestre delle chiese romaniche, piccole e introverse, suggerivano un rapporto più raccolto e intimo con la spiritualità. La pittura del Rinascimento e del Barocco, da Leonardo a Rembrandt, ha usato la luce per costruire la profondità e modellare la realtà con effetti di chiaroscuro capaci di evocare emozioni potenti.

Ferro raccoglie questa eredità e la rielabora attraverso l’uso delle tecnologie contemporanee. Liminal Journey non riproduce la luce naturale, ma la manipola attraverso dispositivi LED e proiezioni che modificano la percezione dello spazio in tempo reale. Il risultato non è un’illuminazione statica, ma un ambiente in continuo mutamento, in cui la luce si comporta come un’entità viva, pulsante, capace di evocare suggestioni e stati d’animo differenti a seconda della posizione e del movimento dello spettatore.

L’effetto è quello di un dialogo tra il presente e il passato, tra la tradizione e l’innovazione. Se le vetrate delle chiese medievali erano concepite per raccontare storie sacre, la luce di Ferro non racconta, ma suggerisce, stimola, invita alla riflessione. È una luce che non impone significati, ma apre possibilità interpretative.

Il concetto di soglia: una trasformazione interiore

La soglia è un concetto antico, presente in molte culture come elemento simbolico di passaggio da uno stato all’altro. Nei riti di iniziazione, il momento della transizione è spesso segnato dall’attraversamento di una porta, da un cambiamento di luce, da un’esperienza di sospensione tra ciò che si era prima e ciò che si diventerà dopo.

In Liminal Journey, questa idea viene traslata nello spazio della cappella, trasformata in un varco luminoso che separa il dentro dal fuori, il noto dall’ignoto. La luce diventa essa stessa soglia, elemento di transizione, porta aperta verso un altrove indefinito.

L’architettura della cappella gioca un ruolo fondamentale in questa esperienza. Le sue proporzioni raccolte, la sua struttura in pietra, il contrasto tra l’antico e il contemporaneo creano un’atmosfera sospesa, in cui la luce artificiale sembra ridisegnare lo spazio sacro, modificandone la percezione e aprendo nuovi orizzonti interpretativi.

Ma la soglia non è solo fisica: è anche interiore. Il viaggio che Liminal Journey propone non è solo uno spostamento nello spazio, ma un’esperienza trasformativa che coinvolge lo spettatore a livello emotivo e percettivo.

Suono e percezione: la dimensione immersiva

Se la luce modella lo spazio, il suono lo riempie, lo espande, ne amplifica la profondità. In Liminal Journey, il suono non è un elemento di accompagnamento, ma parte integrante dell’installazione. Frequenze basse, riverberi e suoni ambientali avvolgono il visitatore, creando un’atmosfera onirica che rende l’esperienza ancora più immersiva.

L’uso del suono in combinazione con la luce ha radici in molte tradizioni artistiche, dalla sound art di Max Neuhaus alle installazioni sonore di Janet Cardiff. Ferro si colloca in questo solco, ma porta la sua ricerca in un ambito specifico: quello della percezione multisensoriale in uno spazio sacro.

Il risultato è un ambiente in cui i confini tra il visibile e l’udibile si dissolvono. La luce non è più solo percepita dagli occhi, ma sembra poter essere “ascoltata”, così come il suono assume una qualità quasi tattile, capace di essere percepito con il corpo oltre che con l’udito.

Materiali e tecnologie: un’opera in continua mutazione

Per realizzare Liminal Journey, Ferro ha utilizzato tecnologie all’avanguardia nel campo della Light Art. Proiettori LED ad alta definizione, sistemi di controllo della luce computerizzati e un’architettura sonora progettata su misura per la cappella permettono all’opera di trasformarsi in tempo reale, adattandosi alla presenza del pubblico e alle condizioni ambientali.

La scelta dei materiali non è casuale: ogni elemento è pensato per massimizzare l’interazione tra luce, suono e spazio. I dispositivi di illuminazione sono nascosti alla vista, per creare un effetto di luce sospesa che sembra emanare direttamente dalle pareti della cappella. Il sistema sonoro è progettato per diffondere le frequenze in modo uniforme, senza creare punti di focalizzazione, in modo che il suono avvolga lo spettatore senza una direzione precisa.

Conclusione: un invito alla contemplazione

In un’epoca caratterizzata dall’iperstimolazione visiva, Liminal Journey offre un raro momento di sospensione, un invito a rallentare e a lasciarsi trasportare dalla luce e dal suono.

L’opera di Emilio Ferro è più di un’installazione: è un’esperienza, un viaggio interiore, un varco da attraversare con il corpo e con la mente. La sua luce non illumina, ma trasforma. Il suo suono non accompagna, ma avvolge. Il suo spazio non contiene, ma espande.

Attraversare la soglia di Liminal Journey significa abbandonare per un istante la percezione ordinaria e aprirsi a un’esperienza che sfida le convenzioni, che spinge a interrogarsi sul significato della luce, del suono, del tempo, dello spazio.

E forse, anche di sé stessi.

 

 

(20 febbraio 2025)

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