di Andrea Mauri
C’è un sospiro lieve tra le pagine del romanzo di Davide Cortese Malizia Christi (2024, Edizioni Croce), un soffio di meraviglie che attraversa i personaggi di una storia incredibile.
Protagonista indiscusso è Adam Babelsberg, di soli cinque anni, già autore di un’autobiografia di successo. Abita in una grande casa, indossa cilindro e scarpe di vernice, vive fuori dal tempo. Ha una personalità così marcata che non facciamo più caso al fatto che è ancora un bambino. La sua esistenza peculiare lo rende credibile come adulto, credibile al mondo e a noi lettori.
Il suo migliore amico è il poeta centenario Dorando Marradi (il cui cognome ci riporta alla mente il paese che diede i natali a Dino Campana). Trascorrono molte ore insieme. Babelsberg presta libri al poeta e la loro relazione si impernia su questo finissimo scambio culturale.
Sullo sfondo l’immaginaria e grigia città inglese di Debrama. Anche se questo posto di inizio Novecento (siamo nel 1912) sembra non offrire nulla di attraente, Balbesberg frequenta i rari artisti e intellettuali della zona e, pur avendo solo cinque anni, passa la vita tra passeggiate romantiche, musei, ricevimenti e visite al cimitero della città: la meraviglia di un posto immaginifico, dove accadono eventi al di là dell’ordinaria comprensione umana.
Davide Cortese già poeta e ora anche romanziere, sparge con cura e precisione nella pagine di Malizia Christi l’armonia e il ritmo propri dei suoi versi. Va però oltre. Amalgama le vicende dei protagonisti di un’aura misteriosa e irreale, che getta il lettore nel labirinto di avvenimenti, senza però fargli perdere l’orientamento.
Il poeta centenario Marradi, l’attrice Maewa Westwood di cui Babelsberg è innamorato, Adrian Malick, pittore che ama dipingere ombelichi, un gigantesco orso di pezza, i gemelli Timo e Teo prossimi alle nozze; il ventriloquo Will Elsewhere e il suo corvo Murnau; tutti fanno parte di un intreccio fantastico dal quale non si vorrebbe uscire, tanto sono magiche le pagine che descrivono un mondo dove in fondo anche noi lettori vorremmo vivere.
Tutto ruota intorno a una finzione: la biblioteca dei libri inesistenti che Babelsberg presta a Dorando Marradi. Una bellissima invenzione per dare forma a trame mai scritte o per manipolare le storie di autori già noti. Un trucco accettato dal poeta centenario come pretesto per colmare le differenze con Adam Babelsberg e rafforzarne l’amicizia. Un pretesto narrativo per mostrarci come le relazioni tra esseri umani si basano anche sull’inesistente e sul fittizio, e come la mancanza o l’assenza siano la premessa per riempire il dolore che preferiamo celare.
Tutto ciò che viene scritto o citato nel romanzo potrebbe essere un trucco o una maschera. Anche i versi disseminati nelle pagine del libro, che non sapremo mai se appartengono alla sapienza di Davide Cortese oppure a qualche altro autore misterioso. E cosa dire dei titoli dei tanti romanzi inseriti nei capitoli del libro? Il gioco è capire dov’è la verità e dove la finzione.
Appare un certo Miguel, di cui Adam Babelsberg ammira le poesie. “I suoi versi erano magnetici quanto il suo sguardo, evocavano un mondo misterioso di grande fascino. In breve tempo Miguel divenne il mio pupillo e venne perfino a vivere qui, in questa casa, con me ed Elsa, poiché non riusciva a trovare un’occupazione che lo sostentasse e attraversava un momento di difficoltà.” Ma poi il signor Babelsberg si accorge che i suoi versi erano in realtà scritti da Elsa. Un’altra maschera, un altro gioco di doppi.
E anche l’amore raddoppia tra le pagine di Malizia Christi. È un sentimento pieno del sospiro poetico che ritroviamo in tutti i capitoli. L’amore dei gemelli Timo e Teo, descritto con parole che devono essere citate: «Quando tengo tra le dita quella tua foto in mezzo alle luci della città, faccio un gioco di cui non ti ho detto mai. Poso piano il mio dito sul tuo volto e vedo le luci intorno a te spegnersi rapide, una dopo l’altra». Teo prese tra le mani il volto di Timo. «Io faccio lo stesso con la tua foto tra i girasoli», gli disse, colmo di stupore, «poso piano il mio dito sul tuo volto e vedo i girasoli intorno a te appassire lesti, uno dopo l’altro».
Un omaggio alla fiaba e al mondo dell’infanzia, il romanzo di Davide Cortese. Un‘infanzia che non abbandona nemmeno gli adulti in uno scambio temporale che ne caratterizza la trama. Un esercizio di fantasia, di immaginazione, a partire dal titolo del libro.
«Malizia Christi. Il capolavoro di Damon Phoenix». Al signor Babelsberg cadde di mano il suo libro. «Esiste davvero?» disse. Dorando Marradi rise. «Era sullo scaffale all’ingresso», disse, «ci passi davanti da quando sei nato, Adam». «Credevo fosse frutto della mia fantasia» disse il signor Babelsberg, soffiando sul vecchio tomo impolverato. «Può darsi che lo sia», disse il vecchio poeta, «buona lettura, amico mio. Buon viaggio».
(24 aprile 2025)
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