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“Medardo Rosso o la creazione dello spazio moderno” di Jole De Sanna: la scultura come linguaggio della percezione

di Effegi

Nel panorama della critica d’arte del Novecento, Medardo Rosso o la creazione dello spazio moderno di Jole De Sanna si distingue per la sua profondità analitica e la capacità di restituire una visione completamente nuova e complessa di Medardo Rosso, una delle figure più originali e, al contempo, meno comprese della scultura moderna. Il volume, pubblicato nel 1985 da Ugo Mursia Editore nella collana Saggi di estetica e di poetica, non è solo una biografia dell’artista, ma piuttosto una lettura critica che cerca di collocare il suo lavoro all’interno di un più ampio discorso filosofico ed estetico. Il libro diventa così uno strumento indispensabile per capire come Rosso, attraverso la sua innovazione scultorea, abbia anticipato temi e linguaggi che avrebbero dominato l’arte del Novecento.

La scultura di Rosso si discosta profondamente dalle convenzioni tradizionali del suo tempo. L’artista torinese non cercava semplicemente di rappresentare la realtà fisica o le forme umane, ma desiderava catturare l’immediatezza del momento, l’effetto fugace di un’espressione o un’ombra che sfugge all’occhio umano. Se altri scultori come Auguste Rodin cercavano di rendere il movimento e l’emozione attraverso una forma vigorosa e dettagliata, Rosso puntava a una rappresentazione più intima e sfuggente, in cui la scultura diventava quasi una traccia di un istante effimero, non qualcosa di statico o definitamente fissato nella materia. È proprio in questa tensione tra luce, ombra e materia che risiede l’originalità del suo lavoro.

Il libro di Jole De Sanna esplora queste tematiche in maniera dettagliata, indagando l’aspetto più sperimentale delle opere di Rosso. La scultura non viene più intesa come la rappresentazione della realtà attraverso un volume solido e immutabile, ma come un modo per esplorare la percezione sensoriale, per affrontare la sfida di tradurre la fugacità di un’impressione in un oggetto che ha una sua propria vita, una sua autonomia visiva. Secondo De Sanna, Rosso non cercava la perfezione formale, ma il dinamismo di una forma che sfugge, che non si lascia catturare facilmente da uno sguardo rigido, ma che piuttosto si rivela solo a chi è disposto ad abbandonare la percezione convenzionale della scultura. In questo senso, Rosso è un artista che non ha mai voluto restare imprigionato in un’unica visione della realtà. La sua scultura è sempre in movimento, aperta al cambiamento e alla molteplicità dei punti di vista.

La luce come elemento centrale nella scultura di Medardo Rosso

Un aspetto che il libro di Jole De Sanna approfondisce in modo esaustivo è il rapporto tra la scultura di Medardo Rosso e la luce. Per Rosso, la scultura non era semplicemente una questione di volume e forma, ma anche di come queste potessero interagire con la luce e l’ambiente circostante. La luce, infatti, non era un semplice elemento esterno che illuminava l’opera, ma un compagno indispensabile della scultura stessa. La scultura di Rosso non si limita a essere osservata da una posizione fissa, ma cambia e si trasforma a seconda dell’inclinazione della luce, della posizione dello spettatore e dell’atmosfera che circonda l’opera. Così, ogni opera scultorea di Rosso sembra essere un evento visivo unico, che non può mai essere completamente fissato o rappresentato in una sola immagine.

In questo senso, la scultura di Rosso anticipa alcune intuizioni che saranno al centro dell’arte contemporanea, come il concetto di “relazione” tra l’opera e lo spettatore. Rosso non concepiva l’opera d’arte come qualcosa di statico e separato dal mondo circostante, ma come una realtà fluida, che assumeva significato solo nel contesto in cui si trovava. La luce, quindi, non è solo un mezzo per evidenziare le forme, ma diventa parte integrante dell’opera stessa, un elemento che dà vita alla scultura e che, in un certo senso, la rende sempre nuova e diversa, a seconda delle condizioni in cui viene osservata.

De Sanna descrive come Rosso fosse estremamente consapevole delle proprietà della luce e come utilizzasse diverse tecniche scultoree per accentuare gli effetti luminosi, creando superfici delicate, quasi trasparenti, che riflettevano la luce in maniera sorprendente. La sua scultura, infatti, non ha mai una superficie perfettamente liscia, ma è costellata da piccole irregolarità che fanno sì che la luce si diffonda e crei un gioco di ombre in costante mutamento. Questa interazione tra luce e materia è fondamentale per capire come Rosso intendesse la sua arte come un’esperienza dinamica e non statica.

Rosso e la questione della percezione: una scultura che sfida la visione tradizionale

Un altro tema fondamentale trattato nel libro di De Sanna è quello della percezione. La scultura di Medardo Rosso non si accontenta di riprodurre la realtà; essa vuole indagare come noi vediamo e percepiamo la realtà stessa. In questo, Rosso si avvicina a una concezione fenomenologica della scultura, in cui l’arte non è solo una rappresentazione, ma un’esperienza che si modifica a seconda del modo in cui viene vissuta. La sua scultura invita lo spettatore a riconsiderare il proprio rapporto con l’arte, spingendolo a cercare oltre la superficie, a decifrare ciò che non è immediatamente visibile. In questo senso, Rosso anticipa un approccio più intimo alla scultura, in cui il significato dell’opera non si trova nella sua forma definitiva, ma nella percezione che ogni individuo ne ha.

Medardo Rosso riesce così a trasmettere attraverso le sue sculture un senso di instabilità, di transitorietà, che è al contempo universale e personale. La scultura non è più un oggetto da contemplare da una distanza sicura, ma una presenza che può essere esplorata attraverso il movimento, la luce e la percezione diretta. In effetti, Rosso sembra spingere lo spettatore a partecipare attivamente al processo di creazione, dove l’opera si svela solo quando la si osserva da più angolazioni e in diverse condizioni di luce. La sua è una scultura che sfida le convenzioni tradizionali della staticità e della determinazione formale, proponendo un’arte che è sempre in evoluzione.

De Sanna evidenzia come il concetto di “percezione” in Rosso vada ben oltre la semplice visione fisica. La scultura è percepita non solo visivamente, ma anche emotivamente e psicologicamente. L’artista si preoccupa di come l’opera possa entrare in relazione con lo spettatore, sollecitando in lui un’esperienza di immersione sensoriale. L’arte diventa quindi un mezzo per esplorare e esprimere i meccanismi profondi della percezione umana.

La fotografia come linguaggio complementare alla scultura

Un altro aspetto cruciale dell’opera di Medardo Rosso, approfondito nel libro di Jole De Sanna, è l’uso della fotografia. L’artista non si limita a documentare le sue opere, ma utilizza la fotografia come un linguaggio complementare alla scultura stessa. La fotografia diventa per Rosso uno strumento di interpretazione e rielaborazione delle sue opere, un modo per esplorare ulteriormente le potenzialità della luce e del movimento. Nonostante la scultura di Rosso si caratterizzi per una forte tridimensionalità, la fotografia gli permette di “sospendere” le sue opere nel tempo, creando immagini che accentuano l’effetto emotivo e sensoriale delle sculture.

Rosso, infatti, sfrutta la fotografia per indagare la trasformazione delle sue sculture a seconda della luce e della prospettiva. Le fotografie che scatta non sono semplici immagini statiche, ma raccontano una storia visiva che non può essere percepita dalla scultura in sé, ma che emerge solo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. La fotografia, quindi, diventa uno strumento di “deformazione” che permette a Rosso di amplificare l’effetto emotivo delle sue opere, facendole apparire in una luce nuova e diversa a seconda del momento in cui vengono osservate.

De Sanna sottolinea che le fotografie di Rosso non sono mai un semplice documento. Esse sono un’estensione del suo pensiero artistico e contribuiscono a definire il linguaggio scultoreo dell’artista. In questo modo, la fotografia diventa parte integrante della sua ricerca estetica, un linguaggio che si intreccia con la scultura per esplorare il rapporto tra forma e luce, e tra l’opera e il suo spettatore.

Medardo Rosso come precursore della scultura moderna

Medardo Rosso è uno degli artisti che, pur non avendo raggiunto la stessa fama di altre figure della scultura moderna come Rodin, ha avuto un’influenza determinante sulla scultura del Novecento. Il suo approccio innovativo alla forma, alla luce e alla percezione ha anticipato molte delle questioni che diventeranno centrali nell’arte contemporanea, come la fluidità della forma e la relazione dinamica tra l’opera e lo spettatore.

Questo volume, non solo ridà centralità a questo grande scultore, ma offre anche un’interpretazione profonda del suo lavoro, collocandolo in un contesto più ampio che tocca temi di filosofia, estetica e percezione. L’opera di Rosso è una riflessione costante sulla luce, sulla materia e sulla percezione, temi che De Sanna riesce a esplorare con grande finezza, restituendo al lettore l’importanza di un artista che ha contribuito in modo determinante alla nascita della scultura moderna.

Il libro di Jole De Sanna, attraverso un’analisi rigorosa e profonda, riesce a trasmettere anche la dimensione rivoluzionaria del lavoro di Medardo Rosso, che non si limita a essere innovativa dal punto di vista tecnico e formale, ma che apre nuove possibilità di lettura e comprensione dell’arte. La scultura, tradizionalmente intesa come una forma solida e statica, viene reinterpretata da Rosso come un linguaggio dinamico, capace di riflettere le sfumature più intime dell’esistenza umana. Le sue opere sono permeate da una sorta di ambiguità, dove la linea tra il visibile e l’invisibile, il concreto e l’effimero, diventa sempre più sottile e incerta.

Questa ricerca sull’“invisibile”, che non si limita a ciò che è fisicamente percepibile, si estende anche alla relazione tra l’arte e l’emotività, come se ogni scultura volesse catturare una parte nascosta dell’animo umano. Rosso diventa così un esploratore della condizione umana, non intesa come un corpo fisico da scolpire, ma come una serie di emozioni, stati d’animo e percezioni che si mescolano in una trama complessa e affascinante. La sua opera, in questa visione, diventa qualcosa che non si lascia definire una volta per tutte, ma che cambia continuamente in relazione al tempo, alla luce, e all’osservatore stesso.

Medardo Rosso, pur appartenendo alla corrente simbolista e secessionista del suo tempo, si distacca dalle convenzioni artistiche del periodo e fornisce una nuova concezione della scultura. Non è più l’arte dell’oggetto che si impone allo spettatore, ma una nuova arte del soggetto che si rivela, si svela lentamente, invitando chi guarda a un’esperienza di partecipazione. La scultura diventa così un processo, in cui il volto e il corpo umano non sono visti come entità statiche, ma come il frutto di un continuo divenire, un flusso in grado di rivelare la verità del soggetto.

Questo tipo di approccio alla scultura, che si sviluppa all’interno di una prospettiva fenomenologica, non è casuale. L’attenzione che Rosso dedica al movimento e alla percezione anticipa in modo significativo i concetti che diventeranno centrali nelle avanguardie del Novecento, come l’espressionismo, il futurismo e la fotografia stessa. In un certo senso, la scultura di Rosso è il punto di congiunzione tra le tradizioni artistiche del passato e le ricerche più audaci che vedranno la luce nel secolo successivo. È un ponte tra la materia e lo spirito, tra l’arte figurativa e quella astratta.

La luce gioca un ruolo fondamentale in tutto questo processo. Rosso si serve della luce non solo come mezzo per illuminare le sue opere, ma come strumento per plasmare la forma stessa. L’illuminazione non è mai uniforme, ma mutevole, creando così un dialogo tra l’opera e lo spettatore che non è mai definitivo. Ogni volta che lo spettatore guarda una scultura di Rosso, l’opera si trasforma, rivelando nuovi dettagli e nuovi significati, che sono il frutto di un’interazione tra il corpo, la luce e lo spazio. L’artista, attraverso questa continua mutazione, rende l’opera sempre viva, mai completamente compiuta, come un organismo che cresce e si evolve.

Un altro aspetto interessante del libro è come Jole De Sanna esplora il contesto storico e culturale in cui Medardo Rosso operava. L’artista, pur vivendo in un’epoca segnata da un rapido cambiamento tecnologico, sociale e politico, riesce a spingersi oltre le tendenze artistiche del suo tempo, sfidando le convenzioni e proponendo un’arte che non fosse solo una riflessione sulla realtà, ma anche un modo per metterne in discussione la percezione. Rosso non si limita a rielaborare la tradizione, ma reinventa completamente il linguaggio scultoreo, costruendo un nuovo spazio estetico che non è solo il risultato di un’idea teorica, ma l’espressione di un’esperienza sensibile.

Questa capacità di andare oltre, di anticipare i temi del modernismo, ha fatto sì che Medardo Rosso, pur non ottenendo la stessa visibilità dei suoi contemporanei come Rodin, potesse influenzare generazioni successive di artisti. Le sue intuizioni, sebbene siano state in gran parte non riconosciute durante la sua vita, hanno avuto una grande influenza sulla scultura e sull’arte contemporanea. La sua ricerca sulla luce e sulla percezione, il suo modo di trattare la materia e il suo approccio fenomenologico alla scultura hanno trovato eco nelle opere di artisti come Giacometti, Moore e persino nei movimenti concettuali e minimalisti.

Il lavoro di Jole De Sanna, che non si limita a descrivere le opere, ma ne esplora le implicazioni estetiche e filosofiche, offre una comprensione più profonda della figura di Rosso, facendo emergere la sua modernità. La sua scultura, come scrive De Sanna, non è una semplice ricerca formale, ma una riflessione sulla natura stessa dell’arte, della percezione e dell’esperienza umana. Rosso, in un certo senso, diventa l’emblema di una ricerca artistica che, pur non trovando una risposta definitiva, continua a stimolare il pensiero e l’immaginazione degli spettatori.

Nel concludere, possiamo dire che il libro di Jole De Sanna non solo colma una lacuna importante nel panorama della critica d’arte, ma offre anche un nuovo modo di vedere e comprendere Medardo Rosso. La sua ricerca artistica, come la scrittura di De Sanna, ci invita a esplorare i confini della percezione, a mettere in discussione le certezze visive e a intraprendere un viaggio alla scoperta di una scultura che non è mai statica, ma che vive di una costante trasformazione. Rosso, così come il lavoro critico di De Sanna, rappresentano un invito a guardare oltre ciò che è visibile, a scoprire il potere dell’invisibile, a riscoprire l’arte come un atto di continua creazione e ricreazione.

In questo modo, si configura come un lavoro fondamentale per chiunque desideri capire non solo la figura di Rosso, ma anche l’evoluzione della scultura moderna e la nascita di un nuovo modo di concepire l’arte.

 

 

(6 aprile 2025)

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