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Nicolas Pages, il romanzo cult di Guillaume Dustan

di Andrea Mauri

In questa frase del romanzo Nicolas Pages di Guillaume Dustan (Castelvecchi, 2025) si raccoglie l’essenza di un lavoro straordinario dell’autore: raccontare la verità da molti punti di vista, offrire al lettore parecchi spunti di riflessione sulle mille verità.

Guillaume Dustan, una delle voci più irreverenti della letteratura francese, è stato comparato a grandi scrittori come Marguerite Duras, Celine, Breat Easton Ellis. Ha raccontato la vita gay francese durante l’Aids, ha usato una penna sempre irriverente, ha mescolato i generi per dare spazio a ciò che gli premeva raccontare e l’ha fatto, senza paletti, senza regole.

Nicolas Pages nasce come una storia d’amore, l’amore di Dustan per Nicolas Pages appunto, scrittore belga conosciuto a un firmacopie. Ma ciò che ci sorprende subito è che l’uomo che dà il titolo al romanzo è solo un pretesto, appare in una piccola parte della narrazione, perché il fiume creativo si dirama subito in mille rivoli. Dentro questo libro, il lettore troverà altri due romanzi nel romanzo e addirittura delle pagine che assomigliano più a un saggio che alla narrativa. C’è quindi l’imbarazzo della scelta.

In realtà Dustan ha perso la testa per un certo Marcelo (o Nelson), il protagonista del romanzo nel romanzo Storia di coniglietto e orsetto. Non smette di pensare a lui. Nell’indice alla fine del romanzo, dove l’autore cita i tanti personaggi inseriti in questo racconto, di Marcelo scrive: Coniglietto, Carne della mia carne, Luce dei miei occhi. Non c’è dubbio che lui sia il vero amore di Dustan. Che fine ha fatto allora Nicolas Pages? Si aggira come un fantasma tra le pagine del libro, più come guida spirituale dell’autore, che come amante in carne e ossa. Fino a suggerirgli l’altro romanzo nel romanzo Come sono diventato (quasi) perfetto attraverso la descrizione minuziosa delle sue giornate scandite da appuntamenti con la scrittura, viaggi con gli amici, notti insonne e tanto, tanto sesso e droga e alcol.

I romanzi di Guillaume Dustan sono conosciuti per le descrizioni di sesso senza troppi peli sulla lingua, bellissime cronache di desideri e piaceri soddisfatti in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi luogo, amplessi probabili e improbabili, partner occasionali, singoli e multipli, dove il godimento vibra nella scrittura e trasmette ogni sentimento connesso: appagamento, indifferenza, sensi di colpa, noia, esaltazione; tutto ciò che c’è dietro al sesso e che per moralismo e ipocrisia spesso facciamo in modo di non vedere.

Nonostante queste descrizioni, Nicolas Pages è il romanzo meno sessuale dell’autore. Perché, come dicevamo, la molla è l’amore, l’innamoramento, la ricerca di qualcosa che oltrepassi l’atto sessuale in sé, senza giudicarlo o demonizzarlo.

però non nasconde quei meccanismi per punirsi: le lunghe sessioni nei club di rimorchio gay, l’uso di ecstasy al quale l’autore riconosce un effetto salvifico, la soluzione per silenziare i sensi di colpa e la vergogna, pronti a riaffacciarsi al risveglio dalle lunghe notti di una Parigi anni Novanta.

In Nicolas Pages ritroviamo la scrittura frenetica dei corpi, della festa, dello stordimento e di un certo culto di sé stessi. Guillaume Dustan apre una breccia nella letteratura omosessuale, non solo dolorosa ma anche epicurea e gioiosa senza però alcun intento di idealizzarla.

Il romanzo è una confessione e una denuncia dell’Hiv, è contro ogni regola, graffia con il suo stile, è storia d’amore, è cronaca, è diario. È tutto.

 

 

 

(9 maggio 2025)

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