Gaiaitalia.com intervista Roberto Paterlini, scrittore e autore di “Cani Randagi”

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Roberto Paterlini 01 Cani Randagidi Maximiliano Calvo

Roberto Paterlini è uno scrittore assai interessante, giovane (non più così giovane ci ricorda lui stesso), vincitore di un paio di premi importanti che fa sempre bene, soprattutto quando magari si vince per meriti, autore di Cani Randagi che i nostri lettori che non lo conoscevano hanno avvicinato attraverso la bella recensione di Bo Summer’s all’interno de La Pagina de lo Zio Bo, che tanti lettori ha portato alle nostre pagine.

Roberto Paterlini è un personaggio interessante, ed è anche un bel ragazzo (che va anche bene), oltre ad essere uno scrittore che incappa in una storia come quella degli arrusi siciliani deportati durante il fascismo, alla faccia di chi dice che in Italia gli omosessuali non sono mai stati perseguitati, e ci costruisce un romanzo. Ci sono incappati in tanti, probabilmente, ma il romanzo ce lo ha scritto solo lui.

Lo conosciamo meglio nella nostra intervista che parte proprio dal suo ultimo romanzo.

 

Un titolo durissimo “Cani Randagi”, perché?

Il titolo in realtà nasce da un inciso, un’espressione che il protagonista della seconda parte del libro, Giacomo, usa per descrivere un certo tipo di ragazzo che, come i cani randagi, è contemporaneamente pericoloso e bisognoso d’aiuto… Quando l’ho scritta mi è parso che fosse perfetta per descrivere anche i protagonisti delle prime due vicende, per cui è diventata il titolo di tutto il romanzo.

Nel libro Lei affronta il tema dell’omosessualità da un punto di vista “differente”, sembra una battuta, ma non la è. Come mai sceglie di parlare del confino?

Se mi perdona l’espressione un po’ retorica e forse un po’ cialtrona, per certi versi è stato il confino a scegliere me. Navigando in internet ho trovato le ricerche di Giovanni Dall’Orto e mi ha molto colpito la sua ricostruzione della vicenda degli arrusi catanesi… soprattutto perché non ne avevo mai sentito parlare. Quel momento storico, che narrativamente mi sembrava molto interessante da esplorare, è stato il motore di tutte e tre le vicende che racconto nel libro. Naturalmente di quella che parla proprio della Catania fascista; ma anche di quella degli anni ’80, perché le prime interviste ai reduci del confino risalivano a quel decennio… Quella contemporanea era necessaria per chiudere il cerchio con il presente, anche se in realtà credo che il cerchio non sia ancora del tutto chiuso…

Roberto Paterlini 04

Le rivolgiamo una domanda con una frase del suo stesso libro “Perché non c’è un cazzo di libro di storia, o di documentario, o di film, o di festività nazionale che ricordi e commemori anche i poveri froci che sono stati privati della loro libertà?”

Eh, bella domanda. La revisione storica è una delle forme moderne di confino. Il confino di allora è stato il modo fascista di negare l’esistenza dell’omosessualità… Quello di oggi consiste nel negare la storia degli omosessuali, non ricordarla e non raccontarla. E poi, naturalmente, nel negare la necessità di diritti, sostenere che vi siano sempre questioni più importanti e urgenti da affrontare… Da certi punti di vista queste forme moderne di confino sono ancora più subdole di quelle passate.

Lei è molto giovane, da quando ha deciso di scrivere?

Non sono più, ahimè, MOLTO giovane, ho superato gli “enta”… La scrittura ha svolto un ruolo importante nella mia vita sin da quando ero un bambino. Certo, la consapevolezza è andata aumentando al passare degli anni… Attorno ai vent’anni mi sono reso conto che quando scrivevo ero felice. Poi, certo, l’arte si scontra con la realtà e la realtà si scontra con l’arte e con il desiderio di essere artisti, per cui è stato un lungo processo, fatto anche di sensi di colpa o d’inadeguatezza… Ma una cosa non è mai cambiata: quando scrivo, sono felice.

Poi non parleremo più della questione, ma non trova che a volte si pensa che essere “gay” sia tutto ciò che si ha e che questa percezione rappresenti un limite nell’affermazione dei giusti diritti di cittadinanza?

Per chi ha la fortuna e la forza di riuscire ad affrontarle e superarle, l’omosessualità comporta almeno due esperienze davvero enormi: l’accettazione di sé e l’accettazione da parte degli altri. Credo che in tanti casi queste esperienze siano talmente dure e sofferte che rischiano poi di determinare tutta la vita di un individuo, e di inghiottirla. Sta proprio all’individuo, superate quelle, andare oltre, e dare una dimensione diversa alla propria individualità. O, meglio, cercare e sviluppare altre sfaccettature e altri caratteri… Ma purtroppo non tutti ci riescono.

Roberto Paterlini 02Come vive in un paese dove tutti sembrano avere tutte le risposte, ma poi al momento dei fatti il vuoto appare come dominante?

Un po’ come il Giacomo del mio romanzo, io sono stato sufficientemente fortunato e sono (ancora?) sufficientemente giovane da potermene quasi infischiare, e guardare al futuro con speranza. Certo, la situazione attuale è avvilente sotto molti punti di vista…

Con che autori è cresciuto?

Bè, la crescita è ancora in corso e spero non si arresterà mai. Potrei fare tanti nomi… Gli autori che si studiano a scuola, su tutti Pirandello. Ma anche tante letture diciamo commerciali, penso ai romanzi di Stephen King… Tanti autori cosiddetti “gay” o “post-gay”, da Tondelli a Leavitt, Cunningham, Hollingurst… Sino ai grandi maestri contemporanei. Mi vengono in mente Barnes, Roth, Chabon, McCarthy, Oates, Proulx… Anche la narrativa italiana, naturalmente. Se devo fare dei nomi ti dico Maraini, Abate, Pennacchi… ma ne sto colpevolmente dimenticando tantissimi.

E grazie a quali autori è cresciuto?

Devo dire tutti quelli che ho nominato, in quelle categorie, e tutti quelli che ho dimenticato o che appartengono ad altre categorie. Tutti mi hanno insegnato qualcosa o, quantomeno, mi hanno tenuto compagnia mentre crescevo.

Perché tante perplessità nel mondo di oggi, cosa manca?

Credo che manchi, in quasi tutti gli ambiti, un senso di equità e giustizia. Si ha un po’ la sensazione che la fortuna, la furbizia e la disponibilità ad accettare compromessi siano più importanti del talento, dell’abnegazione e del duro lavoro. In sintesi, credo manchino un po’ di veri valori, slegati dai facili moralismi…

E nella letteratura cosa manca?

Nella letteratura, mi viene un po’ da ridere, mancano i lettori… Almeno da noi. Meno di un italiano su 2 legge almeno un libro all’anno… Non so quale sia la percentuale di chi ne legge due, ma temo sarebbe ancora più drammatica. La letteratura, a differenza del cinema, non è riuscita a spiegare al grande pubblico, o a convincerlo, che può essere spassosa, di grande intrattenimento, per cui poche persone leggono e tante di quelle che lo fanno si sentono eroi perché lo fanno… In realtà leggere, soprattutto narrativa, è un modo eccellente di intrattenersi.

Nel suo futuro c’è più cinema o più letteratura?

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Sicuramente ci sarà tanta letteratura. Il bello della scrittura – e allo stesso modo della lettura – è che la si può fare anche per conto proprio, per cui io mi posso dire certo che scriverò per tutta la vita… anche se, magari, nessuno vorrà più pubblicarmi. Quanto al cinema, invece, non dipende solo da me… Se ci fosse la possibilità di scrivere per il cinema ne sarei ben felice.

Sa che la inviteremo a nostre iniziative nei prossimi mesi? Verrà?

Non lo sapevo, ma mi fa piacere. E se sarà possibile verrò certamente.

E noi saremo molto contenti di poterla ospitare.

 

 

 

Roberto Paterlini sale alla ribalta nazionale dopo aver vinto la prima edizione del premio “La Giara” organizzato da Rai Eri, con “Cani Randagi”. Tra le sue pubblicazioni anche Il ventiquattrenne più vecchio del mondo edito nel 2007 da Libreria Croce (la copertina che pubblichiamo è quella dell’e-book, che non è attualmente in commercio, ed attualmente il romanzo è stato aggiornato e integrato e la nuova stesura è fino ad oggi inedita). Ha vinto il Sonar Script Festival nel 2006 con una sceneggiatura intitolata 23 Anni.

Il blog di Roberto Paterlini è raggiungibile a questo indirizzo robertopaterlini.blogspot.it 

 

 

 

 

 

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