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HomeFESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMAFestival Internazionale del Film di Roma: i film, finalmente!!!

Festival Internazionale del Film di Roma: i film, finalmente!!!

Festival Roma 2013 - 01 Logodal nostro inviato Alessandro Paesano  twitter@ale_paesano 

Entre nos (t.l. tra noi)  (Brasile, 2013) di Paulo e Pedro Morelli, presentato in concorso, al di là della storia raccontata che vede un gruppo di amici rincontrarsi per leggere le lettere che si sono scritti, e hanno poi seppellito, dandosi appuntamento a 10 anni dopo,  colpisce per la capacità di porre alcune questioni fondamentali per ogni generazione che accede nella vita adulta (dopo i 30 anni)  pensando alle prospettive e agli strumenti culturali, politici ed etici che hanno a disposizione.Alessandro Paesano 00

Dal successo rincorso con un afflato sincero che però si spegne alla prima difficoltà e che non esita a trovare delle scorciatoie illecite (qualcuno si è appropriato del romanzo scritto da un amico che 10 anni prima ha perso la vita in un incidente stradale) all’amore che non trova mai il modo di essere detto (uno degli amici che chiede solo nella lettera a una ragazza del gruppo di sposarlo) o consumato, e dove anche le donne, che pure vedono oltre, sono accompagnate da compagni e mariti che le spengono e non le sostengono minimamente il film ci mostra una generazione ancora bambina e del tutto impreparata a camminare nel mondo. Qualche ragazza del gruppo si azzarda a dire che si aveva più cose da dire durante la dittatura dei colonnelli (il film si svolge nell’arco di 10 anni tra il 1992 e il 2002). Chi egoisticamente ha raggiunto tutti i propri  sogni si chiede con cinismo se non appaghi di più il successo o il fallimento e non si accorge del dolore che crea la sua decisione di non avere figli perché il mondo è brutto alla moglie che muore dalla voglia di averne…

Se non ci si lascia distrarre dall’ambientazione medio borghese, dalle possibilità economiche non certo comuni  anche se non straordinarie, di questo gruppo, se si trascurano  due fugaci scopatine extraconiugali e ci si concentra su questo fondamentale nucleo narrativo su un quesito cui ogni generazione deve avere a che fare si riesce ad apprezzare Entre nos con la dovuta prospettiva storica (l’inneggiare   a Lula, al cambiamento politico e culturale che ha portato il Brasile a nuova vita) ed etica.

Il tutto raccontato senza lungaggini, senza presunzioni e onestà intellettuale, e scusate se è poco.

Festival Cinema di Roma 2013 LogoA Vida Invisiviel (Portogallo, 2013) di Vìtor Gonçalves presentato in concorso, al di là delle  sue tematiche squisitamente lusitane, si pone e ci pone una domanda ineludibile sul senso di identità e di crescita, sulla continuità generazionale, nel film esemplificata dal rapporto paterno tra due amici, Hugo il più giovane, ma già quarantenne, che ancora confida sull’aiuto dell’amico anziano, Antonio, che muore in ospedale, e lo redarguisce dicendogli di dover cominciare a contare solo sulle sue sole forze. Hugo entra in crisi, vaga in casa di Antonio, aspetta di essere trasferito d’ufficio, ma poi viene licenziato, non riesce a riallacciare una storia d’amore con una ex tornata a Lisbona per motivi di lavoro,  riesce solo a tormentarsi  su tante versioni della stessa domanda: qual è la cifra della nostra esistenza? Che segno lasciamo di noi?

La domanda apparentemente banale e filosofica nasce dalla visione di alcuni filmini in super8 fatti da Antonio nei quali sono immortalati dei paesaggi bellissimi nei quali non c’è alcuna presenza umana, non solo nell’inquadratura, ma nemmeno quella di chi quelle immagini ha ripreso.  Cosa rimane di noi dopo che siamo morti? Che cosa lasciamo al mondo? La memoria nostra ma anche altrui di qualcuno o qualcuna che ricorda quello che abbiam fatto, quello che abbiamo detto e siamo stati, sembra l’unica risposta praticabile ma per essere ricordati dobbiamo prima essere e non seguire solamente le orme di ci ha preceduto. Dobbiamo emanciparci, dobbiamo sganciarci da maestri e da padri spirituali. Solo così possiamo rinascere come l’assolvenza verso il bianco finale, dopo un film dalla fotografia cupissima suggerisce chiaramente, alludendo a qualcosa che pertiene alla vita e non all’arte.

Un film dai tempi dilatati, faticoso per un pubblico abituato alle scansioni narrative statunitensi ma che ci pone tutti e tutte dinanzi la stessa domanda che Hugo si è posto quando ha visto i filmati di Antonio: è questo film a essere noioso o sono i nostri cervelli ad essere  del tutto anestetizzati a un racconto filmico non omologato non standardizzato e che ci fa pensare?

La gente in sala scalpita ma rimane a guardare. Il film può solo sollevare una questione, la sua soluzione e la risposta pratica spetta a noi una volta fuori dalla sala…

 

 

 

 

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