“Diario di un maniaco perbene”, il piacere di ritrovare un cinema italiano che ha ancora qualcosa da dire

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Giorgio Pasotti 01di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Giovedì 8 maggio esce nelle sale Diario di un maniaco perbene (Italia, 2013) scritto e diretto da Michele Picchi, alla sua opera prima, incentrata su Lupo, un pittore quarantenne in crisi artistica e personale.

Il film sa cogliere con incisività la dolcezza tenera e indifesa con cui Lupo guarda alla vita senza mai riuscire a entrareci dentro e viverla, per incapacità, sicuramente, ma anche per educazione, per sensibilità, perché occupato a rispettare le esigenze altrui per pensare davvero alle proprie.

Scapolo, abbandonato dalle fidanzate che si lamentano tutte della sua troppa disponibilità e presenza, ma che lo consultano come amico esperto di relazioni amorose, Lupo commenta in voce off quel che gli capita, le persone con le quali entra in contatto (compresa una nipote ancora bambina), al contempo più consapevole e presente a se stesso della moltitudine che lo circonda, ma sempre un po’ distante, perché distratto da un dubbio etico, da una curiosità umana o da un profondo malessere che non fa mai trapelare, perché così come Lupo non si permette di entrare nella sua stessa vita non permette lo stesso di farlo fare alle altre persone.Giorgio Pasotti 03

Un racconto che funziona egregiamente perché sviluppato in assenza di scene madri, di quei momenti topici che segnano i cambiamenti di una vita codificati in tante commedie.

Al contrario ogni scena che ne costituisce l’architettura narrativa si sviluppa per slittamenti progressivi, sostenuti amplificati o rallentati dalla voce off di Lupo che esprime un ampio ventaglio di emozioni, stati d’animo e considerazioni mai superficiali anche se a volte di superficie.

Una narrazione che non spiega tutto al pubblico, chiedendogli un minimo di collaborazione ermeneutica, di compartecipazione a quanto vede, non perché ci sia qualcosa di non chiaro, tutt’altro, ma perché gli attribuisce il piacere della scoperta e il gusto di seguire una storia non riconducibile ai soliti cliché della commedia.
Lontanissimo da una certa retorica dell’uomo mai cresciuto, scevro da ogni narcisismo da sindrome di Peter Pan, Lupo abita un film che è una piacevole sorpresa presentandosi con una fisionomia inusuale e autonoma che lo rende un prodotto atipico nello standardizzato panorama produttivo italiano.

Merito della sensibilità di Picchi che intesse un bell’intreccio tra racconto per immagini e commento del protagonista (una voce off che all’inizio spiazza un poco ma che acquista ben presto una precisa ragione di essere, nell’economia narrativa del percorso che Lupo compie nell’arco degli 87 minuti di durata del film), e merito, moltissimo, anche di Giorgio Pasotti mai così divertente e divertito nell’interpretare un personaggio fuori dalle righe, dando piacevolmente credibilità a un quarantenne anagrafico che, nel corpo e nello spirito, ha in sé quella incapacità impacciata dell’adolescente che si affaccia al mondo senza rete, dove una sensibilità e una intelligenza vive e accese sopperiscono in qualche modo a una inadeguatezza genuina e vera.

Il maniaco del titolo si riferisce alle piccole e innocue manie con le quali Lupo si affaccia al mondo, dal voyeurismo dei binocoli coi quali spia il mondo che lo circonda all’improbabile corte che fa a una giovane suora (che gli aprirà gli occhi sulle sue idiosincrasie), alla fervida immaginazione che lo porta a fantasticare interviste rilasciate dopo il successo della sua prima personale (quando sono mesi che non riesce più a dipingere) e che gli presenta anticipazioni dei quadri che dipingerà (in realtà della pittrice Véronique Dalschaert).

Giorgio Pasotti 02La riuscita del film è dovuta anche ai meriti della produzione, la neonata Cydia fondata nel 2012 da Andrea e Luca Biglione (produttori artistici) e da Marco Visconti (aspetti organizzativi ) che hanno sostenuto il film con una macchina produttiva di tutto rispetto dalla presa diretta (di Lorenzo Corvi) che si sente bene (cosa più unica che rara in Italia…) alla fotografia, splendida, di Lorenzo Corvi, alla distribuzione.

Cydia ha infatti deciso di distribuire il film da sola, in collaborazione con Mariposa Cinematografica, con un investimento di tutto rispetto, non solo economico (il film esce in 30 copie) ma anche organizzativo (Diario di un maniaco perbene è stato presentato al Taormina Film Fest Al Siff Hong Kong e all’Est Film Fest).

Diario di un maniaco perbene è un film da vedere per il piacere di riscoprire come il cinema italiano sa essere ancora qualcosa di diverso dal prodotto medio più o meno televisivo, pavido e fatto in serie; per il piacere di seguire una storia che possa dirsi tale senza essere pensata alla scrivania di qualche sceneggiatore burocrate ma fatto con amore e competenza, quella di chi i film deve scriverli e dirigerli e quella di chi i film deve produrli.

Un film che costituisce un’inaspettata iniezione di entusiasmo e che va sostenuto con una presenza in sala che premi il buon lavoro e l’intelligenza di chi, avendo qualcosa da dire, lo fa con garbo, cura e sensibilità.

 

Giorgio Pasotti 00

 

 

 

 

 
 
 
 
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