Roma Fringe Festival, “La Gabbia di carne”, #vistipervoi

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La Gabbia di Carnedi Ilaria Giambini

Sarà forse perché sono una donna 32enne che tenta la convivenza pacifica con una società che ci impone di badare più all’immagine che ad altro, sarà che, da donna, certe domande, almeno una volta me le sono fatte, sarà che come gran parte delle ragazze negli anni della crescita non ho amato e apprezzato il mio corpo, sarà che tutt’oggi mi trovo a dover perdere mezz’ora in più di quanto ce ne sarebbe bisogno per cercare di APPARIRE al meglio quando mi devo presentare in pubblico.

Sarà tutta una serie di cose ma devo candidamente confessare che da “La gabbia di carne” mi sarei aspettata qualcosa di più. Sicuramente la performance di Valentina Ghetti è stata più che all’altezza, ha dimostrato di essere un’attrice capace e attenta; sicuramente la scenografia era ben congeniata e adatta allo scopo; sicuramente l’insieme dello spettacolo aveva un suo perché, nell’allestimento e nel modo scelto per porlo al pubblico, che poi si sa il pubblico non è mai tenero, nemmeno quando in platea ci sono gli amici.

Tutti questi sicuramente però non mi hanno convinta. Da donna mi è venuto spontaneo chiedermi se, più che della società in cui vive, la protagonista non fosse piuttosto vittima di se stessa, e per quanto l’idea/immagine di questo corpo di donna (bella donna tra l’altro) mutilato e storpiato sia stata sufficientemente forte da arrivarmi allo stomaco, anche lì c’è stato qualcosa che stonava.

Sicuramente, come ho già detto, non è stata l’interpretazione a stonare, piuttosto mi vien da pensare che forse l’autore, Luca Gaeta, non era sicuro di che tipo di emozione/reazione volesse suscitare e questo ha “confuso” un po’ la traiettoria della scrittura.

La gabbia di carne è senza dubbio uno spettacolo che rimane impresso, è senza dubbio uno spettacolo che un pugno allo stomaco te lo da, eccome se te lo da, peccato soltanto che una volta entrata nello stomaco quella lama non abbia chiaro da che parte vuole continuare a lacerare, se verso il cuore, o verso il basso ventre.

Avrei voluto farmi spezzare il cuore, ma mi sono messa solo dei punti di sutura.

Un grazie però all’attrice, da parte mia, da parte di una donna, è dovuto, per la bella interpretazione e la volontà di mettersi in gioco su un terreno che per noi è sempre come camminare sui carboni ardenti.

 

 

 

 

 

 

 

(30 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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