#Vistipervoi al Roma Fringe Festival tutti “Zit!”, ci sono Chiara Casarico e Tiziana Scrocca

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Zit!di Redazione, twitter@iiiiiTiiiii

Succede che venerdì 13 è un’ottima serata per il Roma Fringe Festival dato che ci godiamo tre spettacoli uno più bello dell’altro. Si comincia con Shakescene, passeggiata irriverente su sentieri shakespeariani con Puck (il famosissimo Puck, l’amato Puck, il folletto Puck, il Puck del “Sogno…”) che continua a dispensare i suoi favori e combinare i suoi casini.

Da Amleto a Romeo a Otello, da Giulietta ad Ofelia a Desdemona, con un Pietruccio impazzito, i cinque attori si permettono un’irriverente operazione che al Bardo sarebbe tanto piaciuta: mescolano le carte e si fanno beffe rispettosamente di un mito. Ci piacciono questi cinque ragazzi che lavorano sull’ironia senza perdere di vista la serietà. Ci piace soprattutto Alessia Paladino nei panni di Puck. Non solo perché amiamo Puck.

Poi ci spostiamo ed incontriamo lo spettacolo Lavoro & Famiglia, intelligentissima parodia sulla distruzione del capofamiglia che per essere eliminato – fisicamente, ahilui – non ha bisogno di apparire né despota, né figlio di troia, né padre padrone, né violento, ma si toglie di mezzo per il semplice fatto che c’è e non lo si sopporta più. I quattro attori in scena sono bravi, misurati, conoscono il mestiere, la regia dosa e domina senza apparie, non c’è traccia di ego e lo spettacolo finisce proprio quando deve, né prima né dopo. Bravi, proprio bravi.

Ma è l’ultimo spettacolo: “Zit!” che ci fa impazzire. Uno spettacolo di rare comicità ed intelligenza teatrale, apparentemente costruito sul nulla, ma con un ricchissimo sottotesto legato alle figure della vittima e del carnefice con tutto ciò che socialmente ne deriva e con due attrici in scena che ci fanno impazzire per 50′. Due attrici che fanno materia teatrale di tutto ciò che accade loro attorno, sia il rumore della strada, il clacson di un’auto di passaggio, un aereo, la risata del pubblico, un colpo di tosse o uno sternuto improvviso. Tutto viene acchiappato e rielaborato immediatamente, e trasformato in materia teatrale.

Uno spettacolo che ci ricorda l’importanza che Troisi ha avuto nella genesi ed elaborazione di certi personaggi “perdenti”, “vittime”, di certi stereotipi sociali assurti al vedettismo teatrale. Uno spettacolo che raccoglie una piccola ovazione.

Ci sarebbe piaciuto che fossero stati tra il pubblico molti di coloro che abbiamo visto durante questa stagione nei vari teatri romani profondere ego ed incultura in nome del loro successo personale (che va ottenuto perché si esiste e non in nome di uno sforzo continuo di miglioramento), permettendosi di proporre il nulla e contestare in malo modo chi glielo faceva notare, ma non c’erano.

Li invitiamo, questi professionisti del dilettantismo da filodrammatica, ad assistere a “Zit!” per scoprire come con due parole e nient’altro, quando ci sono talento, mestiere ed umiltà, si può costruire uno spettacolo perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

(14 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

 

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