Dopo il recente successo toscano a Siena, luogo che lo ha ispirato, arriva al Piccolo Teatro Grassi di Milano, nell’ambito di ‘Tramedautore’, domenica 28 settembre (ore 16) “Ummonte”, monologo scritto, diretto e interpretato da Elisa Porciatti, attrice e regista senese, menzione speciale Premio Scenario 2013.
Teatro di narrazione al femminile, “UMMONTE” racconta la storia di una città-banca, emblema del sistema economico-finanziario in cui siamo tutti immersi.
Senese, ex-bancaria, selezionata nella sezione “agitatori di coscienza” al Festival Tramedautore al Piccolo Teatro Grassi di Milano, dove sarà in scena domenica 28 settembre, Elisa Porciatti, partendo dalla propria esperienza di ex dipendente di banca e dai racconti di persone legate, anche indirettamente, con il potere della stessa, in “Ummonte” muove, con sagace ironia, la trama del legame filiale contemporaneamente al tema vivo e attuale dell’enorme scandalo che ha travolto questo colosso bancario e un intero sistema.
Adesso è tempo di avere il coraggio di interrogarsi in maniera semplice e onesta su temi che ci riguardano nostro malgrado: come nascono, crescono e finiscono i soldi? Le banche possono fallire? Perché è capitato proprio a noi e non in un altro posto o in un altro pianeta? E ora, in attesa che una fine arrivi, che posso fare io, nata nel posto sbagliato?
“UMMONTE” è un’indagine narrativa che si sofferma sulle vite piccole e concrete che muovono un luogo e la “sua” banca e di come il terremotarsi di quelle certezze abbia coinvolto un’intera comunità. Un racconto da narrare occhi negli occhi reinterpretando i recenti scandali nel tempo che ci separa dal sapere come andrà a finire.
Elisa Porciatti è convinta che questo sia il ruolo della cultura: aprire spazi di riflessione e condividere, su un piano intimo e profondo, il ricostituirsi di una comunità intorno ad una profonda e sconvolgente crisi delle certezze che l’hanno fatta prosperare per generazioni.
“E’ grande. E’ grande Ummonte. Tiene in vita una città e sul più bello la riunisce al suo capezzale di padre agonizzante e pieno di debiti. Agonizza compostamente ma ovunque. In piazza, nelle botteghe, tra i banchi, nei letti dei giovani sposi”. E Ummonte è anche il soprannome di un piccolo, degno figlio di Babbo Monte che da grande vuole firmare non gli autografi ma addirittura le banconote. Fa di conto, impila le 20 lire del ’74, di dieci in dieci. E per Zoe, che ama le parole e sa a memoria l’alfabeto: “I debiti sono colpe. Gli impieghi quelli dei mariti da sposare. I titoli quelli dei film d’amore.” Per Zoe “il valore è gusto, è sorridere. Senza motivo. Il valore non c’è. Si sente”.
Intorno a loro una città di storie. E solo una donna a raccontarle.
(25 settembre 2014)
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