Festival del Film di Roma, “Love, Rosie”: non ne avevamo bisogno

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1DX_6303.CR2 di Alessandro Paesano  Twitter@Ale-Paesano

Film che non dovrebbe entrare nella selezione di un festival, tantomeno nella sezione Gala, perché è una commedia già vista, mainstream, risaputa, conservatrice e banale, Love, Rosie (t.l con amore, Rosie) (Gran Bretagna\Germania, 2014) di Christian Ditter, tratto dal romanzo omonimo di Cecelia Ahern del 2004 , ci annoia con una storia prevedibilissma, da manuale dei luoghi comuni delle sceneggiature, che vede un ragazzo  e una ragazza migliori amici fin dai tempi dell’asilo spendere 12 anni delle loro vite per capire che sono fatti l’uno per l’altra. Lui intraprende la carriera medica e passa da una donna all’altra. Lei resta incinta e si tiene la bambina rinunciando così agli studi. Il tutto ambientato alla fine degli anni 90. L’orizzonte narrativo del film è vetusto e vede la donna alle prese non con la sua vita e la  sua carriera ma con l’amore, senza il quale, si sa, non vive, e col ruolo di mamma per il quale deve rinunciare allo studio e questo, oggi, è un falso ideologico. L’unico aspetto che si salva nel film è il rapporto tra la protagonista e il padre meno allineato ai luoghi comuni del caso. 5D3_1498.CR2

Non si capisce a chi il film debba rivolgersi e a uso di chi questo immaginario collettivo sessista e maschilista debba giovare. Non alle donne di oggi che sanno essere mamme e donne in carriera riuscendo in un doppio lavoro laddove la controparte maschile annaspa a fare uno dei due. Questo però il film non lo dice, edulcorando una storia trita e ritrita con una colonna sonora che storpia anche il senso delle canzoni (Fuck you notissima canzone contro l’omofobia che diventa un vaffa contro il tradimento del marito della protagonista).

Un film che, per fortuna, si dimentica subito appena usciti dalla sala.

Davvero non c’erano altri film da selezionare per la sezione Gala del festival ?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
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