Festival del Film di Roma, “Shier gongmin” se la commedia cinese si fa pedagogica

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12 Citizens-2 (Leading)di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Prima vera sorpresa del festival, in concorso nella sezione Cinema D’Oggi Shier gongmin  (t.l dodici cittadini) (Cina, 2014) di Xu Ang  è un film manifesto sulla cultura e la cinematografia cinesi.

Un film nel quale la propaganda (non dimentichiamoci che è uno dei pochi film ufficiali che il regime consente di andare all’estero….) si coniuga con l’analisi sociale offrendo a un occhio occidentale disposto a coglierli aspetti nascosti di quella cultura perché impliciti e dati per scontati.

Un film che presenta unite tematiche e questioni che nel nostro cinema si presentano normalmente disgiunte.

L’occasione narrativa è un esercizio universitario.
Un gruppo di dodici padri si costituisce come giuria all’americana dopo avere assistito a un finto processo istruito dalla prole che studia legge (processo del quale nel film non vediamo nulla) per completare il loro corso in procedimenti giuridici stranieri.

Il caso non è inventato però. Un figlio ha accoltellato a morte il padre che gli spillava sempre i soldi ora che, grazie al patrigno, è diventato ricco.

Quale migliore metafora della Cina comunista apertasi  al capitalismo?

Tutti sono d’accordo sulla colpevolezza dell’accusato tranne un uomo che si dice dubbioso (vi ricorda qualche altro film? Fate bene).12 Citizens-3

Il cuore del film però non  è direttamente il caso (anche se si difende strenuamente il principio del ragionevole dubbio dinanzi alcuni dei cittadini che prendono il loro incarico troppo alla leggera, tanto è un finto processo) né la fiducia nel sistema giudiziario (americano o no) come prendere alla leggera la formazione dei giudici di domani ?

In un capannone di stoccaggio questi dodici cittadini di diverse estrazioni sociali ed età nonché temperamenti caratteriali si scontrano intorno alla responsabilità di condannare anche solo per finta un giovane di 20 anni.

Vero nucleo del film però è il confronto generazionale e quello di classe.

Il confronto tra padri qui riuniti a titolo gratuito ad aiutare la prole nei loro studi e anche quello tra vecchia e nuova Cina.

Nonostante la svolta capitalista questa parola è infatti ancora percepita come offensiva ed è tramite di un pregiudizio che si esprime nelle relazioni tra i dodici cittadini.

I cittadini  poveri odiano i ricchi, accusandoli di furto in quanto capitalisti (come dar loro torto?). Gli accusati si sentono offesi loro che se han fatto i soldi son bravi  e non hanno corrotto nessuno.
Anche la relazione amorosa del capitalista con una delle studenti (a differenza dei cittadini, solamente padri, le università son miste e anche le ragazze studiano)  viene vista di cattivo occhio e l’uomo si schermisce accusando i suoi detrattori di essere conservatori. Ogni grande questione non parte mai da un principio astratto ma è sempre espressione o, meglio, mediata, dall’esempio di un vissuto personale, che non è mai privo di valore in quanto privato come nelle nostre società borghesi ma sempre elemento pedagogico di una cittadinanza attiva che fa esempio di tutto.

Così il cittadino che crede nella colpevolezza dell’accusato rivela un trascorso doloroso con un figlio (non quello che studia) che è sparito perché lui lo picchiava; uno dei cittadini che in gioventù ha provato a entrare all’università senza riuscirci ora lavora come guardia giurata per mantenere agli studi suoi figlio; un cittadino anziano racconta del ludibrio che colpì  la sua famiglia, quando era giovane, per avere osato criticare le direttive di partito (la rivoluzione del 1956) in seguito alle quali venne accusata di essere di destra.

12 Citizens-8Ogni umore di pancia di quelli che siamo abituati a vedere gli effetti su facebook qui viene ben presto collocato in un preciso contesto biografico, storico, politico e di classe.
In un racconto dove la sottile notazione psicologica con cui son descritti i personaggi non imbocca la strada intellettuale del dramma intimo ma rimane squisitamente nella commedia quella realista così rara oggi in Europa.

E nonostante il realismo squarci di lirismo puro popolano il film: la pioggia e il sole fuori dal capannone entrano e colpiscono i cittadini attraverso le finestre o dei buchi nel soffitto a sottolineare le razioni giuste e quelle problematiche dei dodici cittadini.

Un giusto e sbagliato percepiti sempre come il tentativo dialettico di una pedagogia dell’umano che a noi occidentali può sembrare naif dalla quale invece non abbiamo che da imparare noi che alla pedagogia abbiamo abdicato ormai da tempo già a scuola figuriamoci nel mondo adulto.

Shier gongmin
 è uno splendido esempio di un cinema che ci piace vedere ai festival  e non solo, nonostante la propaganda (alla fine il popolo cinese sa cavarsela bene anche secondo gli standard di giustizia americani…) un cinema che senza rinunciare a intrattenere il suo pubblico non solo fa riflettere ma  fornisce durante la sua visione di alcuni strumenti critici da applicare subito già appena usciti dalla sala.

Perché come diceva Gaber, che era comunista, libertà è partecipazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(19 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
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