Festival del Film di Roma: Vampiri e miracoli

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girl nighhtdi Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Pellicola con un bianco e nero sanguigno, feroce e seducente il cui sguardo erotico non si sottrae a nessun personaggio A Girl Walking Home Alone at Night (Usa, 2014) di Ana Lily Armipour è un film che non si dimentica, unico nel suo genere che pur omaggiando registi e registri ha una sua cifra filmica unica e riconoscibilissima,  che inizia magnificamente ma poi sembra perdersi a metà del guado. Buona idea per un corto o un medio metraggio gli manca il respiro per farne un lungometraggio.

L’incontro tra una vampira che, in quanto donna iraniana esce con un mantello che le copre in parte la testa, algida e sensuale e un giovane vittima del padre drogato e degli spacciatori del luogo, di una fantomatica città che si chiama Bad City,  sembra la soluzione inaspettata per la vita di entrambi.
Manca però al film un centro narrativo coerente che si ponga delle domande etiche, anche se siamo in un mondo narrativo dove esistono i vampiri. Se all’inizio le vittime della vampira sembrano essere scelte tra i poco di buono (lo spacciatore di inizio film, un pappa vecchio e disgustoso) ben presto il senso di queste morti sembra più essere nella pura ferinità femminile quella vendicativa delle erinni (ad attestarlo il padre del protagonista che crede sia tornata la moglie defunta a vendicarsi).

Solo Dreyer riusciva a fare un film sulla fede senza risultare noioso, o peggio, intellettualmente venefico. Lucifer (Begio/Messico, 2014) di Gust Van den Berghe ci presenta un miracolo (una scala che scende dal cielo) per poi dimenticarsene e parlarci di uno dei tanti ciarlatani che si spaccia per santo, mette incinta la ragazza del villaggio e poi sparisce.

Lucifer_01Di questa concezione del peccato, fuori ormai dall’universo mondo, impiegata solamente come strumento di potere ne possiamo benissimo fare a meno.
Girato con un’ottica (nel senso di lenti della cinepresa) particolare che sviluppa l’inquadratura circolarmente tutta distorta e contenuta nel bordo interno di una circonferenza, il film è dogmatico anche nell’impiego di questa tecnica, che diventa mezzo fine a se stessa, iconico strumento di culto e non uno strumento espressivo.
Se c’è una cosa delle religioni che non ci piace è proprio questa attitudine a mantenere il popolo nell’ignoranza perché solo i santi sanno.
Si può invece vivere bene anche senza la presunta conoscenza derivataci da un qualsiasi dio.
A vedere Lucifer sembra di essere tornati nel 1600 prima dell’illuminismo.
Non c’è niente da fare.

Il sonno della ragione genera sempre mostri.

 

 

 

 

 

 

(23 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
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