Eigengrau in tedesco, significa grigio di fondo, quel grigio percepito dagli occhi quando sono immersi nella totale oscurità.
Eugengrau di Penelope Skinner è una divertente tragicommedia sui temi della solitudine e del bisogno di relazioni autentiche. La ricerca dell’amore procede su terreni difficili: Rose, un’inguaribile romantica, si guadagna da vivere facendo la hostess in un Karaoke bar, divide l’appartamento con Cassie, femminista e attivista politica. Le due si sono conosciute su internet ed è chiaro fin da subito che non siano coinquiline ideali.
Rose, convinta di aver trovato l’amore, va a letto con Mark che, al contrario, ha solo bisogno di sesso e si presenta come il tipico metrosessuale anaffettivo, disposto a qualunque cosa pur di sedurre una donna. Anche lui ha qualche problema col proprio coinquilino: Tim, un vecchio compagno di università che non riesce a trovare lavoro, custodisce in casa le ceneri della nonna appena morta e, forse, cerca soltanto qualcuno da accudire e da amare.
Tim e Cassie vengono inevitabilmente coinvolti nella storia di sesso/amore fra il riluttante Mark e la pressante Rose, col risultato che Mark viene affascinato da Cassie, dimostrandosi addirittura disposto a “convertirsi” ai valori del femminismo pur di portarsela a letto, mentre Tim si prende una gran cotta per Rose che, però, cerca solo di usarlo per riconquistare Mark. Il quartetto si ritrova così invischiato in una rete d’inganni e auto-inganni che sembrano non avere fine.
Tra legami e tradimenti, affiorano le paure e le ossessioni di una generazione che pare non aver più nulla in cui credere. Il linguaggio stesso, fatto di frasi tranciate, sputate e quasi mai portate fino in fondo, sembra indicare come anche le parole abbiano perso la capacità di svelare e raccontare di sé all’altro.
(4 novembre 2014)
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