Altri due spettacoli a Teatri di Vita per conoscere un’altra coreografa dell’est Europa: questa volta Olga Pona , coreografa russa di una Russia lontana, ai confini con Mongolia e Kazakistan , luoghi che in molti non abbiamo mai visto ma che conosciamo attraverso le vecchie letture di classici o la visione di vecchi classici film…
Non a caso parlo di vecchio e di classico.
I due spettacoli appena visti sanno di questo: di vecchio e di classico, ma non è dispregiativo, anzi, è rispettoso e consapevole di un qualcosa che è stato importantissimo e fondamentale per una cultura (quella dell’ovest) che ha prima assimilato e poi trasformato.
Olga Pona parla di una Russia nostalgica, l’occhio che guarda a est è evidente, come evidenti sono gli studi classici della Pona , studi fatti comunque non da giovanissima come racconta lei stessa: a vent’anni sono arrivata in una città della Siberia dal mio piccolo paesino oltre gli Urali per lavorare come ingegnere e sono stata folgorata dalla danza , da lì ho cominciato.
In Waiting la sua terra di origine è protagonista, i danzatori sono vestiti con costumi tradizionali e danzano balli folkloristici in una continua attesa di un qualcosa; tipo l’estate o l’amore della vita. Devo dire che anche lo spettatore vive in un’attesa: quella di vedere danza contemporanea , attesa che non viene mai premiata, probabilmente come l’estate in quei luoghi o l’amore, ma è una dolce e lieta attesa, lo spettacolo è gradevole nostalgico e ben fatto, nenie mongole allietano le orecchie e ottimi danzatori lo sguardo. È uno spettacolo che quest’anno ne compie quindici e si vedono tutti.
In Horizon and Beyond Olga Pona pone l’accento sul desiderio: il desiderio di andare oltre l’orizzonte senza curarsi di dare messaggi o drammaturgia alle azioni ma solo di mostrare attraverso questi incontri di corpi una bellezza diversa, la bellezza della vita stessa. Ha come sottotitolo il sogno della salamandra racconta la Pona all’incontro col pubblico, sogno e desiderio di mostrare appunto. Le ballerine (sono solo donne ) attraverso una danza che parte dal contact si attraggono e si respingono come animali feriti o vogliosi; la danza è datata, ma le ballerine sono bravissime e le azioni forti e magistralmente condotte dalla regia luci e da un ottimo montaggio, belle le musiche dalla classica barocca alla elettronica contemporanea.
Alla fine di tutto due spettacoli ben fatti, la Pona è un’ottima professionista, ma manca la poesia, il guizzo, e da questo la danza non può più prescindere.
(18 dicembre 2014)
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