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“Le jours venues”. Quando il trotskismo si adombra di noia…

jours venus

di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano

Le jours venues (Francia, 2014) l’ultima fatica di Romaine Goupil, comunista, una carriera iniziata come aiuto di Godard e Chantal Ackerman, regista da più di trent’anni, è un film che non sa dipanarsi tra l’autobiografia e il racconto di fiction riuscendo a non essere nessuna delle due cose.
Non basta utilizzare dei filmini privati della propria famiglia per dare spessore a un racconto che vede i flirt di un trozkista sessantenne con ragazze giovanissime che riesce a sedurre chissà come (ah la fiction!) millantando una militanza marxista che tradisce una visione piccolo borghese qualunquista e maschilista.
Un maschilismo non solo del personaggio ma anche del regista che, presente in sala, invoglia a vedere il film perché c’è un’attrice che non solo è bella ma anche nuda (magari brava no?)…

Un film verboso, che ha poco e niente da dire, che serve all’ego del suo realizzatore ma non certo al pubblico che poteva tranquillamente farne a meno. Un film del quale non si sentiva certo la mancanza tantomeno a una vetrina prestigiosa come Rendez-Vous, giunta alla sua quinta edizione.
Altra nota di demerito per aver impiegato una attrice del calibro di Valeria Bruni Tedeschi in un ruolo da nevrotica che la svilisce come attrice e come donna.

 

(11 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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