di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Accolto magnificamente dalla critica francese Vincent n’ai pas d’ècailles (Francia, 2014) di Thoams Salvador, alla sua opera prima, racconta del giovane non particolarmente brillante Vincent che si barcamena tra lavori temporanei e un amore improvviso e tenero con una ragazza conosciuta al fiume alla quale confida il suo segreto. Un potere che gli viene dall’acqua che lo fa diventare 10 volte più forte e quindi più veloce, più scattante, più agile.
Una idea interessante sviluppata senza seguire gli stilemi americani che però non trova una sua quadratura. La prima parte del film oscilla tra la vita mediocre di Vincent e il suo amore inatteso e tenero, mentre la seconda è tutta incentrata su una lunga e farraginosa fuga dalla polizia che lo insegue non si sa bene con quale accusa (ha atterrato un aggressore che non sappiamo se è stato ferito o peggio) troppo incline a un registro realista senza approfondire però situazioni vicissitudini o psicologie, complice Thomas Salvador interprete inespressivo e catatonico di Vincent.
Il film resta così a metà del guado senza trarre tutte le conseguenze anche sul piano simbolico di questo personaggio curioso, un supereroe antieroe, mentre la scelta obbligata dell’inseguimento con les flics tradisce una scarsa immaginazione degli sceneggiatori.
Idea interessante, ma è poco per farne un film che ha più il respiro del mediometraggio (i suoi 78 minuti di durata ce lo confermano) che del lungometraggio.
Una presentazione meno altisonante anche dei responsabili dell’Accademia di Francia avrebbero reso la sua visione meno carica di aspettative addolcendone la delusione.
(12 aprile 2015)
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