Lo spettacolo sontuoso che arriva da Vienna, e l’anno scorso dall’Azerbaijan ed il prossimo dalla Svezia, non dev’essere particolarmente caro alla televisione di Stato, gravato da impegni istituzionali, in qualità di radiotelevisione italiana, dei quali forse farebbe volentieri a meno.
Potrebbe rinunciare ad una cronaca affidata ad incompetenti che tutto fanno, parlano sulle canzoni, interrompono con i loro commenti imbecilli la performance di uno dei più grandi percussionisti contemporanei, quel Michael Glubingen che tal conduttore Federico ha tacciato di “percussionismo da parco Sempione”, dopo avere interrotto con le sue insulsaggini la performance (che coinvolgeva una Big Band di 40 elementi, un coro straordinario e 10 percussionisti da brivido), riuscendo solo a descriverlo con l’aforisma dell’ignorante: “Glibingen sorride da sei minuti”.
Potrebbe rinunciare alla solita scelta maschilista della voce femminile di accompagnamento alle idiozie maschili, tal Valentina, garbata nel suo dire nulla, o lasciare la trasmissione nell’originale inglese, che anche gli Italiani cominciano, se non a parlare, che tanto non si chiede, almeno a comprendere. Ma tutto quello a cui pensa la nostra Rai è mandare la pubblicità proprio durante l’esibizione di Conchita Würst, che sarà anche un Drag Queen barbuta, ma è la vincitrice dell’anno scorso, vende milioni di dischi ed è una stella europea. Se non è fascismo intellettuale questo della censura preventiva di certi dirigenti non so cos’altro sia.
I voti: vince la Svezia e risolve due problemi, quello di avere la manifestazione organizzata nell’orribile Russia di Putin e doverci sorbire la spocchia degli insulsi ventenni che cantano come Claudio Villa chiamati Il Volo (pindarico), che dopo le prime tornate di votazione già celebravano l’assunzione al cielo. Lo spettacolo è quello che è: trash. E molto queer. Improbabile l’abbigliamento delle concorrenti russa (una specie di Marylin dei poveracci) e georgiana, nero mortisia con stivaloni di vernice altissimi che la rimpiccioliscono, e non ce n’era bisogno.
La musica? Who cares. Eurovision 2015 costruisce ponti di tolleranza, ma la Rai questo non lo ha capito e seppellisce i buoni propositi e gli obbiettivi sotto idiozia conduttrici e censura fascistoide.
(24 maggio 2015)
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