Bille August presente con due film al Nordic Film Fest

Altra Cultura

Condividi

Baladen om Marie Instrueret af Bille August (P.S Krøyer) Søren Sætter Lassen,(Marie Krøyer) Birgitte Hjort Sørensen,(Vibeke Krøyer)Vera Torpp SF Film production Photo Credit:Rolf Konow
Baladen om Marie
Instrueret af Bille August
(P.S Krøyer) Søren Sætter Lassen,(Marie Krøyer) Birgitte Hjort Sørensen,(Vibeke Krøyer)Vera Torpp
SF Film production
Photo Credit:Rolf Konow

di Alessandro Paesano
twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

Ben due film di Bille Augst sono stati presentati a questa quinta edizione del Nordic Film Fest.

 

Balladen om Marie, (t.l La confusione di Maria) (Danimarca, 2012), il primo film di August prodotto in Danimarca  dai tempi di Pelle erövraren (distribuito in Italia come Pelle alla conquista del mondo) che gli valse l’Oscar come miglior film straniero,  dovrebbe raccontarci la vita della pittrice e designer Marie Krøyer, moglie del celebre pittore Peder Severin Krøyer il più importante esponente degli Skagensmalerne (pittori, e pittrici, di Skagen, la regione più a nord della Danimarca).
Dovrebbe perché, causa il romanzo omonimo di  Anastassia Arnold (sceneggiato da Peter Asmussen) il film ci dipinge una Marie Triepke (il suo nome da nubile) tutta moglie e pochissimo pittrice.
Il matrimonio con Peder Severin Krøyer non fu tormentato solamente dalla malattia mentale del pittore come pretende il film, ma dal maschilismo e dall’egocentrismo che non furono sintomo della malattia mentale ma semmai la causa.

Baladen om Marie Instrueret af Bille August (Marie Krøyer) Birgitte Hjort Sørensen (Hugo Alfvén) Sverrir Gudnason SF Film production Photo Credit:Rolf Konow
Baladen om Marie
Instrueret af Bille August
(Marie Krøyer) Birgitte Hjort Sørensen (Hugo Alfvén) Sverrir Gudnason
SF Film production
Photo Credit:Rolf Konow

Il film cerca quasi di giustificare l’adulterio di Marie con il giovane compositore Hugo Alfvén presentandolo come una via di fuga da un matrimonio doloroso facendo di Marie una donna sprovveduta e non la donna cosmopolita che ha vissuto anche a Parigi, priva di talento (perché così le dice il marito) mentre oggi sappiamo che la sua bravura fu solamente offuscata da quella del marito tanto che è stata pienamente rivalutata.
Alla fine del film Marie rimane sola, incinta di Alfvén che non la vuole sposare e priva della custodia della prima figlia avuta con Peder Severin (memorabile il discorso che la madre le fa dopo che la figlioletta ha scelto di rimanere con la donna con cui è rimasta quando Marie ha intessuto la sua relazione con Alfvén) omettendo che, invece Marie sposerà Alfvén e si imporrà come arredatrice di interni e designer.

Sfalsate sono anche le date: Peder Severin muore quando la figlia avuta da Alfvén ha già 4 anni e non in fasce come ci viene mostrata nel film.
Una storia trasfigurata in una maniera disgustosamente maschilista dunque però il film si impone per la fattura figurativa: August riesce a restituirci visivamente la regione di Skagen con la stessa cultura visiva dei quadri di Peder Severin Krøyer (grazie alla magnifica fotografia di Dirk Brüel). Anche la direzione del cast è memorabile così come l’interpretazione di Birgitte Hjort Sørensen che abbiamo già visto qui al Nordic Film Fest in Miss Julie di Liv Ullman (la potete apprezzare anche nella serie della HBO di Martin Scorsese, prodotta da Mik Jagger Vinyl).

Stille Hjerte
Stille Hjerte

Di tutt’altra caratura invece Stille Hjerte (t.l cuore silente) (Danimarca, 2014) che nel raccontare una storia di eutanasia (l’anziana Esther malata di SLA deciso di porre fine alle sue sofferenze prima che la malattia la renda un vegetale, organizza un weekend con le due figlie Heidie e Sanne) ci mostra uno spaccato intergenerazionale che vede nella generazione di Esther delle persone di una levatura migliore, sotto tutti i sensi, di quella della generazione di mezzo (per tacere di quella successiva) in una serie di capovolgimenti narrativi indimenticabili.

E’ Esther a aprire gli occhi a Sonne, la secondogenita avuta in tarda età, quindi ancora molto giovane, con una storia di dipendenza dall’alcool, che si sente debole e incapace mentre la madre le ricorda che lei sa come rialzarsi. E sarà proprio Sonne a fingere di aver tentato (ancora) il suicidio quando  Heidie, petulante e prepotente,  chiama l’ambulanza per impedire alla madre di prendere la dose di farmaci letale (fornitagli dal marito medico ma fatta passare per un suicidio) per permettere alla madre di lasciare questo mondo con dignità e autonomia.

Stills Hjerte
Stille Hjerte

Stille Hjerte ci ricorda come dinanzi qualunque circostanza possiamo scegliere se subire quel che ci  capita come fa Heidie o invece viverlo appieno e fino in fondo, come fa Esther (che col marito si permette di dire ho paura).

Un film asciutto, privo di scene madri, niente affatto emotivo che sa restituire l’intelligenza degli affetti mentre constata dolorosamente che la vecchia generazione non ha saputo trasmettere a quelle successive nemmeno un po’ della saggezza che ha.

Indimenticabile.

 

 

 

 

 

 

(26 aprile 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

Pubblicità