di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Seconda giornata di festival ricca e composita che ha visto presentare quattro pellicole molto diverse tra di loro (delle altre vi parleremo domani) per dare uno sguardo il più esaustivo sula recente produzione cinematografica spagnola e anche degli altri paesi di lingua spagnola.
Primo film della giornata è stato Truman (Spagna-Argentina, 2015) di Cesc Gay.
Il film, attualmente in regolare programmazione nelle sale italiane, in versione doppiata, col titolo Truman Un vero amico è per sempre (pessima abitudine della distribuzione italiana quella di cambiare i titoli originali dei film), è uno squisito esempio di commedia ispanica che racconta con un registro naturalistico, sobrio e scevro da qualsiasi retorica, di Julián (Ricardo Darín) famoso attore spagnolo di origini argentine e di Tomás (Javier Cámara) suo amico di gioventù venuto a trovarlo dal Canada dove vive da diversi anni.
Il film esplora l’amicizia tra i due attraverso la fiamma bianca della malattia terminale.
Julián ha un cancro e ha deciso di non continuare le cure che, tanto, non hanno effetto.
Il film ci restituisce il loro incontro confronto, introverso e schivo Tomás quanto aperto e confusionario è Julián, alle prese con il quotidiano di Julián che debba sistemare il cane Truman cercando una nuova famiglia cui affidarlo (con tanto di consulenza psicologia veterinaria) o cercare di rassicurare sua cugina Paula che non rispetta la sua decisione “suicida”, o si tratti di informare della sua decisione il figlio che vive ad Amsterdam, mentre continua a recitare a teatro (almeno finché il produttore non decide di sostituirlo con un altro interprete).
In un equilibrato dosaggio di comicità sommessa e di momenti più intensi il film si poggia su di una sceneggiatura priva di scene madri, priva di momenti esemplari connotando la storia che ci racconta di quell’aura mediocritas che accomuna il nostro vivere riuscendo a mostrare in maniera antiretorica le relazioni umane di amicizia, di lavoro, familiari e d’amore (come l’indimenticabile scena di sesso tra Paula e Julián il quale, al raggiungimento dell’orgasmo, dinanzi quella piccola morte, può finalmente permettersi quel pianto che non si è mai concesso prima).
Cesc Guy – del quale ricordiamo lo splendido Krámpack (Spagna, 2000) – che ha la fortuna di lavorare con due attori in stato di grazia (ma molto lo si deve anche alla sua regia) ci regala un film che vi consigliamo caldamente di vedere, in lingua al festival romano de La Nueva Ola (viene replicato domenica 8 maggio alle 18.00) oppure doppiato in molte sale italiane.
(7 maggio 2016)
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