Festa del Cinema di Roma: splendido “Denial”, cinema inglese senza rivali

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festa-del-cinema-di-roma-2016-21-denialdi Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

 

 

 

Lo ripeteremo fino alla morte che gli inglesi sanno fare i migliori film. Ne è una riprova quello splendore che è Denial (t.l. negazione) (Regno Unito, 2016) di Mick Jackson che racconta il processo per diffamazione che David Irving, sedicente professore di storia e negazionista della Shoah, intenta contro la Penguin Books rea di avere pubblicato  un testo della storica americana Deborah Lipstadt sul negazionismo, nel quale Irving viene descritto come un discepolo di Hitler.
Il film nel restituire questo fatto realmente accaduto segue la via intelligente del punto di vista culturale di Deborah Lipstadt alle prese con la giustizia anglosassone nella quale, in una accusa di diffamazione, è la parte accusata a dover provare la propria innocenza e non, come nel sistema garantista statunitense, è chi denuncia a dover provare la colpevolezza.

Lipstadt  deve affrontare i metodi per lei poco ortodossi di una difesa che non vuole farla testimoniare al processo (perché un confronto diretto tra lei e Irving legittimerebbe lo status, inesistente, di Irving come “storico”) né tantomeno usare la testimonianza dei sopravvissuti e sopravvissute ai campi di concentramento per impedire a Irving di umiliarli e umiliarle come ha già fatto in passato.
Ne nasce uno scontro di idee durante il quale la complessità umana delle persone coinvolte nel processo ha il modo di emergere in maniera dirompente travolgendo il film e il pubblico.
Lipstadt dovrà imparare a delegare e a fidarsi dei suoi difensori crescendo umanamente e facendosi dei nuovi amici riconoscendo calore alla strategia di difesa in un primo momento contestata e il pubblico con lei.
Un film in controtendenza alla Festa del cinema  che mostra una donna sola,  che privilegia il lavoro agli affetti, ma non per questo viene dipinta come una zitella inacidita né sessualmente sprovveduta, come in tanti altri film maschilisti visti in questi giorni (viene da chiedersi se accomunati da un’aria che tira o da uno scellerato  criterio di selezione) ma che, anche se lavorativamente affermata, mantiene la sua femminilità senza che diventi un impaccio.

Tanto di cappello alla BBC che produce in maniera esemplare.
Il miglior film visto alla festa so far.

 

 

 

 

 

(21 ottobre 2016)

 

 

 

 

 

 

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