La “Tintoretta” e noi che siamo un po’ “tutte” come lei…

Altra Cultura

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di G.T.

 

 

 

 

 

Scavando, scavando anche le pintore donne esistono. Spesso figlie di, a volte difese dai padri e a volte ostacolate e impedite nellesprimere la loro arte e  a volte dimenticate e non menzionate dalla storia dell’arte, le “pintore” esistono. E sono anche brave, di grande talento e umanità.

Marietta Robusti, figlia del Tintoretto, ostacolata dal padre e dal triste destino che l’ha voluta morta poco dopo i trent’anni, con una vocazione per i ritratti e un talento riconosciuto anche all’estero. Stroncata troppo presto ma per fortuna nostra, non perduta.

Marietta figlia del Tintoretto, cresciuta all’ombra del padre dopo la scomparsa della madre, impara a suonare liuto e clavicembalo, a cantare e anche e soprattutto a dipingere ritratti. Ritratti frontali o di tre quarti, ritratti in cui gli occhi, gli sguardi, sono veramente lo specchio dell’anima. Ritratti di cuore e di pennello, di tecnica e di colore, ritratti di arte e di anima. Ritrae se stessa con minuzia , ritrae di sé gli abiti. Ritrae soggetti eterei, come sospesi, privi di vita. Come quella vita indipendente che il padre gli ha negato preferendola vicina. Piuttosto che libera.

La pittura, la gentilezza della pennellata, la dolcezza del tratto e delle cromature avvolgono i soggetti in una nube solitaria, staccata dalla quotidianità, dal reale.

Se la Tintoretta pittrice ahinoi è ancora in ombra, servano la sua storia personale e la sua figura di donna non libera né liberata a farci riflettere sul permanere maschile, oggi come ieri, del senso di possesso, delle gelosie nei riguardi della donna, la quale (oggi come ieri) deve soggiacere ai voleri di chi dice di amarla, ai voleri di chi è pronto a dettare per lei voleri e regole di vita.

Giusto per non essere ricordate solo “dopo”.

 

 

 

(9 dicembre 2016)

 

 

 

 

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