di Giorgia Trinelli
Scozzese, autodidatta, sterile nelle ambientazioni, tratto pulito e deciso, gioca con gli scuri e i chiari per dare volume alle forme. Noir, seduzione, passione e possesso. Tutto dipinto senza volgarità, senza aggiungere alcunché. Momenti, flashback. Tutto viene raccontato senza lasciare nulla al prima e al dopo dell’immagine, senza lasciare spazio all’immaginazione.
Nitido nel raccontare come nel dipingere, freddo, senza emozione.
Ambientazioni anni Cinquanta, scuri illuminati da una fioca illuminazione che è sufficiente a creare contrasti decisi, quasi a sottolineare il confine tra bene e male, proibito e concesso. Figure femminili fragili e seducenti, in un misto di perdizione e controllo, incarnano il desiderio. Attimi , immagini ferme in ambigue attese.
Le figure maschili spesso raccontate di spalle, prive di un identità visiva e visibile, i contorni raccontati attraverso i contrasti cromatici e gli spazi occupati, nell’intento di compiere un’azione. Passione e erotismo celato, che si legge attraverso gli sguardi, i gesti allusivi, nudi nascosti o celati con eleganza e silenzio. Tutto ruota attorno ai sensi, il tatto, la vista e l’olfatto.
Una pittura curata, sfumata, sapiente nella scelta dei colori.
Una pittura che si esprime attraverso uno sguardo sincero e tormentato nei confronti della natura umana nelle sue pulsioni, nelle sue fantasie. Umanità fragile, irresistibilmente attratta dalle passioni e dai piaceri che spesso, però, non riesce a controllare e a vivere finendo per uscirne infelice e incompleto nella sua fragile e irrisolta umanità.
(6 dicembre 2016)
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