Emilio Campanella “Nelle Stanze di Ettore Sottsass”, fino al 30 luglio

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di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

La nuova tappa della ricognizione intorno al mondo del vetro di Murano e non, è dedicata ad Ettore Sottsass, nel centenario della nascita e nel decennale dalla scomparsa, quindi Le Stanze del Vetro alla Fondazione Cini dell’isola di San Giorgio a Venezia, con l’ormai abituale collaborazione di Pentagram Stiftung, propongono: Ettore Sottsass, il Vetro, curata dal Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione, Luca Massimo Barbero che per la prima volta cura una mostra sul vetro, come ci ha raccontato all’agile, elegante, interessantissima, divertente presentazione. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 luglio prossimo.

 

Viene considerato un arco di tempo, dalle primissime opere approccio con questo materiale, del 1947, al 2007. La mostra consta di 220 opere fra oggetti e disegni, questi ultimi, opere grafiche di tale precisione da poter essere consegnati ai mastri vetrai che su quella base realizzavano manufatti perfettamente rispondenti all’idea dell’artista. Con la consueta cura di allestimento e luci veramente perfette, in sette sale e con l’aggiunta del corridoio, il curatore ci accompagna con attenzione precisa e divertita, attraverso le avventure di sperimentazione, le provocazioni, le idee di rottura che l’architetto designer Ettore Sottsass proponeva nella sua ricerca, decisamente ardita, non si può negarlo.

 

Nella prima sala, le serie Memphis degli anni ottanta, realizzata presso la Toso Vetri d’Arte, il momento del grande “scandalo” della proposta della colla fredda, per unire le varie parti degli oggetti, invece della tradizionale fusione a caldo. Un grande scaffale  a griglia, metallico e sottile, occupa un ‘intera parete e molti oggetti colorati illuminati da dietro; molte realizzazioni differenti e diverse versioni. La stanza 2, dal 1992 al 1995, Big and small works, un titolo d’autore, come gli altri, presenta opere di difficile definizione, non vasi, sculture dai basamenti in materiali contrastanti, si, e creazioni come Asparagi sacri (1994), prefigurazione dei Lingam prodatti dal CIRVA (Centre International du Verre et Arts Plastiques). Stanza 3, Esercizi, 1997-1998, Luna (1997) vaso in tre varianti cromatiche, prodotto da Gino Cenedese e Figlio a Murano, e come nella serie che dà il titolo alla sala, accostamenti marmo/vetro. Stanza 4, Capricci, una serie di sedici elementi, prodotti dalle Gallerie Marina Barovier  (Venezia) e Bruno Bischofberger (Zurigo).

 

Stanza 5, 2004-2006, Kachina, realizzate a Marsiglia ed Amsterdam, ispirate alle bambole degli indiani Pueblo. Stanza 6, 1999-2006 sono gli anni dei vasi Lingam e degli Xiangzheng:  vasi, se vogliamo definirli così; gli oggetti, le sculture, hanno parti all’interno di colori contrastanti, o legate, appese all’esterno, grazie a fili di ferro. Stanza 7, 1999-2005, i vetri destinati alla Millenium Hause di Doha,realizzati da Gino Cenedese e Figlio a Murano, creati come un’un’unica installazione, hanno basamenti in marmo pieno e sono curiosi per la frequente inclinazione che li contraddistingue. Sono esposti per la prima volta al pubblico.

Nel corridoio un excursus di oggetti dal 1947 al 2003.

Completato il percorso si può ricominciare da capo consultando l’accurato catalogo pubblicato da Skira.

 




 

 

(11 aprile 2017)

 

 

 

 

 

 

 

 

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