“Les Adieux à la Reine” a Rendev Vous 2017 #Vistipervoi

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di Alessandro Paesano   twitter@Ale_Paesano

 

 

 

Les Adieux à la Reine (t.l. Gli addii alla regina)  (Francia/Spagna, 2011) di Benoir Jacquot pur ispirandosi al romanzo omonimo di Chantal Thomas, se ne distanzia subito incentrando la sua storia sull’amore della regina Maria Antonietta (Diane Kruger) per la Duchessa de Polignac (Virginie Ledoyen) del quale, nel libro di Thomas, ci sono solamente dei cenni.

Questo amore è confessato dalla regina alla lettrice Sidonie Laborde (Léa Seydoux) dal cui punto di vista è raccontato tutto il film, ambientato a Versailles il 14 e 15 Luglio 1789 durante la presa della Bastiglia i cui echi devastano la quiete della corte reale.

 

L’ipotesi sull’omosessualità della regina di Francia sono sempre circolate, ma non esistono fonti attendibili a confermarle (è più probabile invece che sua sorella Maria Carolina fosse davvero l’amante di Lady Hamilton come si suppone).

Quel che sorprende nel film non è tanto l’amore tra la Regina e la Duchessa de Polignac, né la devozione che scolora nel desiderio anche erotico della lettrice per una donna che considera esempio e ispirazione.
Lascia perplessi il punto di vista moderno e maschile col quale il film guarda e allestisce il proprio soggetto.

Risulta così del tutto inattendibile il bacio tra la regina e la sua amata davanti l’intera corte prima di abbandonare Versailles mentre la competizione tra dame di corte è spiegata con una gelosia delle donne più anziane per quelle più giovani e avvenenti con un ragionamento maschile e maschilista. Altrettanto fastidioso è l’occhio maschile col quale nel film si mostrano le grazie seminude della duchessa quando Sidonie cerca di svegliarla per ordine della regina.
Non che ci sia qualcosa di male nell’occhio maschile che spoglia le donne, ma si tratta di un occhio ben diverso da quello col quale una giovane donna di corte per giunta innamorata della sua regina, può guardare alla innamorata della sua sovrana.
Jacquot non serve bene i suoi personaggi sovrapponendosi loro con tutti il peso maschile (e maschilista) del suo desiderio per le donne che è altra cosa del desiderio delle donne per le donne.
Il resto è un profluvio di costumi e scenografie molto ben fotografate, (per le quali il film ha vinto gli unici César cui era candidato, fotografia, costumi e scenografia) proponendo delle ricostruzioni (pseudo)storiche sontuose ma un poco fine a se stesse, la cui accuratezza nel dettaglio contraddice il piglio contemporaneo anche del linguaggio del corpo col quale le protagoniste (e i protagonisti, tra cui un valletto francese sfrontato che millanta le prodezze sessuali fatte col mio cazzo, in italiano nel film)  si muovono nel film.

Ma anche questo è cinema francese e dunque più che legittimato ad essere annoverato in un festival il cui scopo precipuo è quello di restituire un ventaglio il più esaustivo possibile della recente produzione d’oltralpe.

 

Bisogna comunque dire che Maria Antonietta interpretata da Diane Kruger fa innamorare anche le pietre…

 




 

(8 aprile 2017)

 

 

 

 

 

 

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