di Bo Summer’s, twitter@fabiogalli61
Ora: ho voglia di raccontarvi una storia, storia da libraio e so essere poco interessante.
Come sapete ho una piccola libreria, che porto avanti tra mille fatiche e disillusioni. Libri usati, certo. A volte anche libri rari. Rari. Con una valutazione che non è esattamente i soliti 3/4/5 euro a cui sono abituati i miei lettori ma che cerco di ponderare in ogni modo e ribassare del 40/50% rispetto agli altri. Lo faccio per rispetto al lettore, lo faccio non per arricchirmi ma per il piacere che quel volume possa essere acquistato). Ogni volume ha il proprio prezzo segnato, quindi chi acquista ne conosce il costo.
Certo se ne può parlare, di quella valutazione, ma non sono cifre che mi invento di sana pianta, verificando su altre librerie.
Ora: un libro può essere ritenuto caro (forse si può anche pensare sia ladro io, forse si può anche pensare che io non abbia occupato tempo nella ricerca dei volumi, forse sì può anche pensare che il mio tempo non abbia valore) ma si è liberi anche di decidere di non acquistarlo, quel libro.
Ora: accade che venga acquistato un volume degli anni’50, edizione ormai introvabile di un romanzo, 20€ (capite bene che è un prezzo spropositato, esosissimo, inamissibile per una edizione che viene valutata 45€ da altri) dunque, viene acquistato, tenuto una settimana esatta, da sabato a sabato, e poi si torna freschi freschi dicendo “non mi ero accorto costasse 20€, me lo cambieresti? magari prendo altri libri, sai, non mi interessa avere quell’edizione, mi interessava leggere il libro, magari qualcun altro è interessato a una edizione così costosa”.
Ripeto, 20€. Non 200€ o 2000€.
Per la cronaca: il libro gliel’ho cambiato.
(4 agosto 2017)
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