Camille Claudel, o di quando il talento parla da solo

Altra Cultura

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di Giorgia Trinelli #Arte twitter@gaiaitaliacomlo #Scultura

 

 

Perché dietro a una donna artista, o meglio, perché dietro a una donna di talento deve sempre esserci un uomo, o il talento essere definito maschile? Retaggio culturale, forse, o inesistente rispetto di un mondo al maschile per il talento: quando è puro e quando è al femminile.

Non importa il periodo in cui si nasce, gli ostacoli anche famigliari e sociali che si possono incontrare, non importa il compagno scultore, non importa chi ci fosse dietro o davanti. Non importa quando non si è solo una scultrice, ma ci si chiama Camille Claudel. Perché in Camille Claudel il talento parla da solo.  Non importa chi fosse, cosa facesse, se si arrampicasse sulle impalcature con i pantaloni o con le gonne, importa che abbia scolpito opere meravigliose, la cui forza, la cui carica emotiva anche disperata, rompe con qualsiasi romanticismo, verismo o romanticismo.

Forte, plastica, volumi rotondi, morbidi. Generosa nella classicità e fine nel concetto.

Luci e ombre danzano sulle figure, il materiale forgiato è nato apposta per fare nascere quel soggetto. Classe, garbo, talento e sapienza che esplodono nella sofferenza, nella passione. Le rifiniture pazienti, pregiate e essenziali come le forme. Priva di orpelli, semplice e minimalista e insieme profonda e struggente. Le sue opere, la sua biografia, scolpita, nata prima nell’anima e poi sofferta per esplodere nella realizzazione delle opere che scandiscono la sua vita interiore, i suoi tormenti. Ogni colpo di scalpello cela una lacrima o forse un sorriso, rabbia e gioia, dolore e estasi. Opere di complessa plasticità rese semplici da una struttura minimale.

Privata dalla famiglia della propria espressione di vita, privata della possibilità di essere chi sente di essere, la sua personalità sfocia nella psicosi, nella follia che la porterà a uccidere le sue opere come hanno ucciso la sua anima. Forse l’espressione artistica è davvero terapeutica per chi sente forte l’esigenza di esprimere se stesso attraverso l’arte che sia musica, letteratura o arti figurative.

Forse per Camille Claudel, come per altre figure, esprimere la propria arte era una forma terapeutica per esprimere e forse combattere il proprio disagio, ma di fronte all’impedimento espressivo anche i demoni più nascosti hanno avuto la meglio, vincendo sulla creatività perduta.

 

 

Musèe Camille Claudel

Nogent-sur-Seine

www.museecamilleclaudel.fr

 

 




 

(25 maggio 2018)

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