Festival del Cine Español 2018: è magnifico “Incerta Glòria” di Agustí Villaronga

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di Alessandro Paesano #cinema twitter@gaiaitaliacom #exitmedia

 

 

Agustí Villaronga torna a parlare della guerra civile spagnola con una riduzione-riadattamento, scritta a quattro mani con Coral Cruz, di Incerta Glòria dello scrittore catalano Joan Sales.

Il romanzo, scritto nel 1956 e rimaneggiato fino al 1971, scritto in parte in forma epistolare e in parte sotto forma di diario, racconta la guerra civile spagnola dal punto di vista del fronte repubblicano aragonese, ed è un testo importante non solo per la storia spagnola ma anche per la letteratura catalana (il catalano di Sales infatti impiega molti barbarismi spagnoli).

Villaronga isola alcuni elementi del romanzo per costruire una storia girata con un gusto realista ma raccontata seguendo archetipi e stilemi taglienti come lame.

Nell’entroterra del fronte repubblicano la guerra è presente nella distruzione degli edifici, nella scarsità di cibo, nella distruzione e nella povertà che ne segue.

In un paese o in quel che ne resta arriva il tenente Lluís (Marcel Borràs), giovane e idealista che diventa amico di Carlana (Núria Prims) la castellana del paese, la cui bellezza sta appena cominciando a sfiorire.

Lluís subisce tutto il fascino della donna che gli chiede aiuto per attestare il matrimonio con il padrone del castello, ucciso dagli anarchici, del quale lei era la serva e col quale ha fatto due figli.

Lluís si prodiga per ottenere il documento convinto così di andare a letto con Carlana che invece non cede alle sue avance.

Carlana, in seguito al certificato di matrimonio, riceve minacce e ricatti dal padre che vuole soldi e che Carlana uccide stordendolo e poi facendo appiccare il fuoco dal suo tuttofare,  nei ruderi di una fattoria dove ha detto al padre di incontrarlo per dargli i soldi.

Soleràs amico d’infanzia di Lluís, critica il rapporto tra i due, convinto che lei lo abbia irretito col sesso, rimproverando all’amico la sua scappatella.

Lluís infatti ha un figlio da Trini (Bruna Cusí) che non ha sposato e che vive in una Barcellona devastata dai bombardamenti.

E’ Soleràs, che è innamorato di lei,  a suggerire a Lluís di far venire moglie e figlio nel paese. Così una volta ricongiunta la famiglia dell’amico, Soleràs brucia tutti suoi beni e tenta, senza averne il coraggio, di sucidarsi.

Decide di passare allora al fronte fascista. Intanto fa visita a Carlana minacciandola di rivelare  la mendacità del certificato di matrimonio ottenuto da Lluís, se non si fa vedere nuda da lui. 
E’ allora che vediamo sul corpo della donna le innumerevoli vistose cicatrici infertele dal padre sin da quando aveva 7 anni…

Trini intanto  intuendo l’attrazione del compagno per Carlana, credendo anche lei che siano amanti, decide di tornare a Barcellona e di non sposarsi con Lluís la cui proposta di matrimonio è giudicata tardiva.

Sarà la difterite del piccolo figlio della coppia a riavvicinare la famiglia. E’ Carlana a fornire a Lluís la medicina altrimenti introvabile che serve per curare il piccolo; in cambio la donna gli chiede di uccidere Soleràs il quale, pur di salvare il figlio della donna che ama, aiuta Lluís  a ucciderlo.

Il film si conclude con Carlana e i suoi due figli che si rifugiano a letto mentre il paese sta per essere bombardato dai fascisti.

Il festival ha già programmato altre pellicole di questo regista unico e che non rimane indifferente anche a chi non lo apprezza.

Dopo il magnifico, delirante, omoerotico film d’esordio Tras el Cristal (Spagna, 1986), che abbiamo recensito in una delle passate edizioni del Festival, e dopo l’altrettanto splendido Pa negre (Spagna 2009)  Villaroga torna al Festival con una pellicola che indaga sulle vite di una generazione persa in una guerra che ha consegnato la Spagna a una dittatura pluridecennale qui mostrata in tralice come sfondo di alcune vite segnate dai rapporti tra uomini e donne e dalla pressione sociale.
Ma Villeroga trasfigura tutto dal punto di vista dei sentimenti umani asciugati di ogni tratto personale in dei puri e crudi archetipi.

Molti i temi affrontati.

L’ineluttabilità della morale borghese che impedisce a Soleràs di amare Trini anche se  è molto più capace di amore di Lluís che è attratto da Carlana solo fisicamente (dopo il rifiuto della donna, da solo nella sua camera, Lluís masturba disperatamente alla sola vista del castello).

A tenerlo a bada però è Trini che lo vede come un fratello e che non può fare a meno di amare Lluís, nonostante tutto.

Carlana, che si è guadagnata il potere e il denaro del suo padrone viene percepita come un’arrivista dal resto del paese e viene concupita per la sua bellezza dai due maschi protagonisti del film che ignorano come il precedente padre padrone l’abbia seviziata sin dall’infanzia.

La sua voglia di rivalsa nasce anche dalla donna sfigurata nella bellezza che si dispera.

L’odio mortale di Carlana ricade su tutte le persone che l’hanno violata fisicamente o meno anche su Soleràs la cui eversione, dai ruoli, dalla politica, non raggiunge mai una coscienza politica ma è puro istinto anche lui innamorato di una donna che non può avere al punto tale da preferire morire che vivere senza di lei.

Il melodramma in questo film è la cifra morale di un paese senza speranza, di una guerra feroce che ha inferto da entrambe le parti sofferenza e morte, senza scalfire la legittimità all’istanza repubblicana e la feroce barbarie franchista, sofferenza e morte dove uomini e donne si barcamenano in base al loro destino fatto di capacità e sentimenti di base squisitamente umani e dunque fallibili.

 




 

(4 maggio 2018)

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