Rendez-Vous 2019: “Tout ce qu’il me reste de la révolution” è solo un banale stereotipo

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di Alessandro Paesano #RendezVous2019 twitter@gaiaitaliacom #Cinema

 

Sviluppato come un diario personale con tanto di voce over di Angéle, la giovane protagonista, che si fa sempre meno frequente man mano che il film si dipana, l’opera prima Tout ce qu’il me reste de la révolution (t.l. Tutto quel che mi resta della rivoluzione) (Francia, 2019) di Judith Davis, che interpreta anche Angéle, vuole essere una riflessione irriverente di una figlia di ex comunisti senza riuscirci mai davvero.

Manca del tutto al film un punto di vista che possa dirsi veramente marxista, limitandosi a fare il verso a certe situazioni lavorative contemporanee (il licenziamento di Angéle dallo studio di architettura dove lavora sostituita da una stagista che costa di meno in contributi) o a rinverdire certi luoghi comuni sull’essere comunisti (le cene sociali con le quali il padre di Angéle campa ancora, i collettivi frequentati da una umanità tutta ritirata all’interno di un privato inaridito che si sostituisce alla partecipazione collettiva).

Il film parla solo apparentemente di disoccupazione o di capitalismo selvaggio scivolando subito in un privato del tutto depoliticizzato nel quale quel che conta davvero è l’amore (eterosessuale) unica forza risolutrice dove le donne sono petulanti e gli uomini sfigati e privi per questo del maschilismo che invece li caratterizza ancora enormemente.

Un film banalmente stereotipato sui cliché contemporanei che non mette in discussione alcun ruolo di genere (le donne cercano ancora la realizzazione nel privato dei loro ménage familiari)  figuriamoci imbastire una commedia rivoluzionaria.

Tout ce qu’il me reste de la révolution nasce come proseguimento dello spirito (sono parole della regista) dello spettacolo collettivo L’Avantage du doute, del 2008, ma è chiaro che quel che funziona sul palco non funziona in un film, verbosissimo (pochi i momenti davvero cinematografici, come quando Angéle cerca la madre in ogni donna di una certa età su cui si posa il suo sguardo) che si attesta sui toni della commedia convenzionale e blandamente borghese che lascia il tempo che trova.

 

 





 

(5 aprile 2019)

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