di Redazione, #Milano

La “Galatea” di Elisabetta Sirani e il “Ritratto di Carlo Sigonio” di Lavinia Fontana prestati dai Civici a Palazzo Reale per l’esposizione sulla pittura al femminile dal 1550 al 1680, rappresenta una bella occasione per vedere valorizzate due opere d’arte del patrimonio civico modenese, nel contesto di una grande mostra nazionale. La “Galatea” di Elisabetta Sirani (1664) e il “Ritratto di Carlo Sigonio” di Lavinia Fontana (1578), due dipinti delle raccolte dei Musei civici di Modena, saranno esposte a Palazzo Reale di Milano in “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600”. Inaugurazione prevista, Covid-19 permettendo, il 2 marzo; apertura fino al 25 luglio (in progetto anche visite virtuali, info: www.palazzorealemilano.it/mostre/storie-di-donne-tra-500-e-600).

I due quadri, concessi in prestito per il tempo della mostra milanese, potranno così dialogare con altri delle stesse autrici e con quelle di altri pittrici donne dell’epoca, provenienti da alcuni dei più importanti musei d’Italia e anche dall’Europa. I Musei modenesi figurano, infatti, in ottima compagnia tra i prestatori della mostra, fra i quali ci sono gli Uffizi, Capodimonte, Brera, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino, la Pinacoteca nazionale di Bologna, il Musée des Beaux Arts di Marsiglia.

Figlia del pittore Prospero, Lavinia Fontana (1552-1614) attraverso la fitta rete di amicizie paterne, è la ritrattista più ambita dagli studiosi nella Bologna del cardinal Paleotti. Tra desideri di gloria e valori etici, la moda di essere ritratti diventa esigenza imprescindibile per l’uomo di cultura affermato, laico o ecclesiastico, come lo studioso modenese Carlo Sigonio, che nel 1578 commissionò il suo ritratto all’artista.

Elisabetta Sirani (1638-1665) fu allieva del padre Giovanni Andrea, che le insegnò l’ammirazione per Guido Reni. Esordì in pittura giovanissima acquistando ben presto grande fama, non solo in quanto donna dedita a un mestiere ritenuto maschile ma anche per le sue doti pittoriche. Come rivela la bellissima “Galatea” del 1664 per il marchese Ferdinando Cospi. Di grande pregio anche la ricchissima cornice, vero capolavoro di intaglio, in cui le conchiglie e i delfini alludono al tema del dipinto.

L’esposizione, curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, rientra nel palinsesto “I talenti delle donne”, promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune di Milano, che focalizza l’attenzione sulle donne, le loro opere, priorità e capacità. In mostra, infatti, si presentano l’arte e le vite di 34 diverse artiste, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa al femminile.

Nel percorso espositivo milanese 150 opere mettono in risalto il ruolo determinante delle donne nella pratica pittorica italiana dal 1550 al 1680. La mostra ne evidenzia la maestria compositiva, ma anche il ruolo sociale che hanno rivestito nel loro tempo: alcune affermate nelle grandi corti internazionali, altre vere e proprie imprenditrici. A fianco di figure di spicco come Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana ed Elisabetta Sirani, la mostra porta alla luce artiste meno note, come Orsola Maddalena Caccia, Virginia da Vezzo, Giovanna Garzoni e altre.

 

(18 febbraio 2021)

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