di Emilio Campanella
Molti anni fa, ero bambino, esisteva un programma radiofonico che presentava canzoni note interpretate da altri cantanti; mi è venuto in mente visitando la nuova mostra presentata alla Fondazione Guggenheim di Venezia. In questo caso cambiano gli interpreti della realtà che ci circonda: si passa dal rigore scientifico dell’esposizione dedicata a MOTHERWELL, a quello non meno attendibile che, facendo un salto indietro nel tempo, propone una carrellata di grandi nomi della pittura di area francese a cavallo fra otto e novecento.
Dall’esterno si poteva temere un’operazione meramente staccabiglietti, anche e soprattutto per i nomi presenti, ed abbiamo esempi frequentissimi di questo modo di fare “cultura”, ma trattandosi di istituzioni serie, il rischio è intelligentemente evitato.
Infatti, Vivien Green, curatrice del settore per il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, costruendo: LE AVANGUARDIE NELLA PARIGI FIN DE SI’ECLE: Signac, Bonnard, Redon e i loro contemporanei (aperta al pubblico fino al 6 Gennaio 2014), sceglie opere da collezioni private, e, specialmente, privilegia opere su carte, grafica ed incisione, anche in considerazione dello spazio a disposizione.
Diciamo che ci si muove agilmente fra neo-impressionisti, Nabis, simbilisti… Come dicevo, secondo me, il merito dell’esposizione sta nell’ampia presenza grafica, ed infatti colpiscono molto i frontespizi della REVUE BLANCHE e de LES PEINTRES GRAVEURS di Pierre Bonnard; di suo cito anche LA PETITE BLANCHISSEUSE, commovente e mélo, da parte di uno degli interpreti dei volti e delle voci di Parigi. Moltissimi i nomi presenti, come Degas con alcuni notevoli disegni. Di Monet ci sono delle NIMPHE’AS del 1914 bello, ma non eccelso, ma certo averlo in salotto…! Passiamo a Berthe Morisot, Pissarro; una presenza importantissima di disegni ed incisioni di Odilon Redon; due piccoli Renoir. Molti Signac, disegni ed acquerelli fra cui sei piccole “Venezie”, e fra gli altri, un’importante presenza delle cupe e contrastate visioni di Vallotton. Concludo con CANAL EN FLANDRES PAR UN TEMPS TRISTE, 1894 di Theo Van Rysselberche, quadro malinconico ed affascinante, logo della mostra, manifesto e copertina del catalogo.
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