Tra le tante iniziative della settimana Rainbow, alla biblioteca Raffaello ieri giovedì 14 maggio si è tenuto LELLELETTERE, scritture al femminile una iniziativa letteraria voluta da Gaiaitalia.com che ha visto intervenire la poeta Chiara Raso e l’attrice, scrittrice e drammaturga Valentina Rosaroni, presentate e coordinate dalla poeta e scrittrice Monica Maggi in un pomeriggio letterario femminile.
Monica Maggi si è dimostrata una padrona di casa ideale, discreta ma presente, determinata ma non invadente, che ha saputo vincere le timidezze della giovane Chiara Raso, facendole leggere per la prima volta i suoi stessi versi e leggendone poi alcuni lei stessa quando Chiara è stata toccata dall’emozione per gli apprezzamenti manifesti per i suoi versi del pubblico.
Valentina Rosaroni ha proposto al pubblico suoi racconti e i lacerti tratti da scritti di più ampio respiro (tra cui un romanzo di prossima pubblicazione) interpretati (più che letti) con la naturalezza dell’attrice.
A entrambe Maggi ha chiesto riferimenti letterari e coordinate poetiche (lasciandosi sorprendere dal Neruda chiamato in causa da Chiara Raso) domandandosi il perché dello iato che ha visto secoli di silenzio in poesia sull’amore delle donne per le donne da Saffo fino ad almeno il 1700.
Tra un brano letto, una poesia recitata senza declamazione, Maggi si è domandata e ha domandato alle due ospiti e anche al pubblico (non proprio numeroso ma nemmeno scarno) sull’opportunità di catalogare la poesia omoerotica femminile come poesia lesbica, chiedendo se sia lecito o meno chiudere la poesia negli angusti spartiacque definitori di un genere, conoscendo bene la risposta ma lasciandola dare, da brava padrona di casa, alle due ospiti.
La poesia, come ogni forma di cultura, è poesia e basta e qualunque ulteriore specifica serve solo a ridurre, ghettizzare, parcellizzare.
Però finché l’amore delle donne per le donne non ha altrettanta visibilità dell’amore per l’altro sesso chiedergli di chiamarsi amore e basta ha in sé qualcosa di riduttivo, costituisce una forma di censura, di omertà e omissione.
D’altronde si parla di ciò che si conosce e di quel che si ama e quando un verso è sincero, quando un brano di prosa parla di qualcosa che va oltre il proprio ego, allora nella verità del sentimento espresso ci si riconosce al di là dell’immedesimazione perché l’amore è amore, come ha ricordato Chiara Raso, Neruda ama le donne proprio come vorrei amarle io.
Un discorso femminile e non al femminile, fatto da donne, con donne e per donne che tocca chiunque ami.
E che ciò sia stato detto in una biblioteca del circuito Biblioroma, la Raffaello di Anagnina, una di quelle che la mancanza di fondi vorrebbe chiudere – ma chiudere le biblioteche è grave quanto bruciare i libri come facevano i nazisti – con il responsabile della biblioteca che si è intrattenuto dopo l’incontro con le ospiti e il pubblico, mentre si assaporavano alcuni buonissimi piatti preparati e offerti dalla Casa delle donne Lucha y siesta, dà ancora più sostanza a un incontro all’insegna della cultura e dell’intelligenza dove il ritrovarsi tra anime diverse è il segno più tangibile di una resistenza culturale che accomuna tutti e tutte al di fuori e al di là delle logiche di militanza, ridando respiro e sostanza a una lotta politica che si vorrebbe morta e spenta.
Un piccolo gesto di quotidiana resistenza indimenticabile ed emozionante.
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