di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Nell’ambito di quel che rimane di una delle sezioni più interessanti del Festival (e che invece è stata sempre più depotenziata fino alla quasi cancellazione di quest’anno) che nacque come Extra, divenne CineMaxxi e adesso è Wired Next Cinema powered by Mazda (una rivista e una casa automobilistica, come dire “evviva il capitalismo”) ierisera sono stai proiettati due film molto diversi tra loro accomunati dallo stesso gusto ri-manipolatorio delle immagini.
Ragazzi (Argentina, 2014), di Raul Perrone rielabora immagini girate in precedenza per altri suoi film con uno sguardo cinematografico che isola i primi piani di alcuni ragazzi e ragazze sostenuto da una partitura sonora autonoma (che sarebbe piaciuta a Pirandello) dove le parole registrate sono riprodotte all’inverso diventando puro suono il cui senso è trascritto da sottotitoli bilingui spagnoli e inglesi.
I testi sono dichiarazioni dei ragazzi o estratti di poesie di Pasolini e di Perrone stesso. Organizzato in due movimenti il primo è dedicato all’omicidio di Pasolini, il secondo alla morte per annegamento di un adolescente di 15 anni a Cordoba.
Il film ha un gusto visivo da cinema muto (Drayer, nel primo movimento e Bunuel nel secondo) dove il viso e il corpo dei ragazzi è ritratto con una ottica puramente estetizzante, scevra di quell’aura erotica e di desiderio cui i ragazzi possono essere oggetto da parte delle ragazze o di altri ragazzi.
Così l’omoerotismo di Pasolini il cui omicidio viene riraccontato e il poeta stesso evocato (coi soliti occhialoni da sole, forse l’unica icona popolare intellettuale d’Italia) nel primo movimento, rimane senza un suo aspetto fondamentale.
Pasolini nel film è solo un giovane uomo che paga il protagonista per fare sesso con lui. L’omicidio è raccontato dal punto di vista del giovane prostituto che viene interrogato come Giovanna d’Arco nell’omonimo film di Dreyer con un sinistro capovolgimento di significato: la vittima sembra il giovane, pagato e irretito dall’adulto, e non il poeta, l’uomo, Pasolini, il frocio ammazzato insomma.
L’omosessualità nel film, oltre al sesso mercenario tra l’uomo che paga e il ragazzo pagato (sesso che nel film non è consumato, si vede solo una timida mano sul ginocchio del giovane) non ha cittadinanza alcuna. I ragazzi del film non sono né soggetto di pulsioni erotico amorose verso altri ragazzi (in entrambi i movimenti è presente come oggetto di desiderio esclusivamente la donna né oggetto di desiderio per lo sguardo della cinepresa la bellezza maschile completamente compressa com’è nei riferimenti cinematografici.
Questo sguardo non desiderante che vede i corpi dei ragazzi senza coglierne la loro aura di soggetti desiderabili nemmeno per un pubblico femminile e sì che l’attore protagonista è di una bellezza davvero notevole, tutt’altro che pasoliniana) costituiscono una involontaria ma non per questo meno insopportabile censura dell’omoerotismo.
Quando, nell’incontro col pubblico, abbiamo chiesto il perché di questa omissione ricordando come sia insopportabile che il desiderio erotico tra ragazzi nel 2014 sia ancora trattato come l’amore che non osa dire il suo nome ci è stato spiegato dal produttore del film, il regista essendo assente, che spetta al pubblico completare il senso di una possibilità che nel film non c’è proprio per non esplicitare troppo qualcosa che spetta concludere al pubblico, se vuole.
Perché noi cosa avevamo detto?
L’omosessualità rimane un accenno da intendere nel privato delle menti del pubblico mentre l’eterosessualità che certo non ha problemi di visibilità può tranquillamente continuare ad essere rappresentata perché, a differenza della prima, evidentemente non dà fastidio.
Basterebbe questo per dire che il film nel raccontare l’uccisione di Pasolini lo uccide moralmente un’altra volta visto che non ha nemmeno il coraggio di mostrare l’amore per i ragazzi che Pasolini provava facendone una mera questione di sesso (a pagamento).
Purtroppo c’è dell’altro.
L’omosessualità non è contemplata nel film perché non ha un suo statuto di autonoma possibilità dell’affettività umana.
Non ci si fraintenda. Non pretendiamo certo che l’omoerotismo venga rappresentato per forza, ma se non viene rappresentato nemmeno quando si parla di un uomo che amava i ragazzi non sappiamo proprio quando possa esserlo
In Ragazzi è agita solamente dal denaro o da un complesso di Edipo vetusto e insostenibile: in uno dei sogni il ragazzo che viene pagato, alle prese con esclusivi sogni erotici al femminile, sogna che sua madre gli dica io sono l’unica donna che tu potrai mai desiderare.
Capita l’antifona?
Sei gay perché tua madre castra la tua virilità! Perfetta quadratura del cerchio tra omofobia e misoginia.
Chapeau!
(20 ottobre 2014)
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