Il 3 dicembre alle 18.00 presso la galleria LaStellinaArteContemporanea avrà luogo l’inaugurazione della prima mostra italiana dell’artista svizzera Sasha Huber che si confronta con i temi dell’identità culturale in contesti quali l’emigrazione e la diaspora, il razzismo e il colonialismo.
I love JaNY è il progetto del 2010 che affronta in modo più intimo il tema caro all’artista, quello delle radici culturali e dello sradicamento. Consta di un’istallazione fotografica accompagnata da un video, in cui si ricostruisce il ritratto di Jany Tomba, zia dell’artista, che negli anni Sessanta fuggì la dittatura di Haiti per stabilirsi a New York. Notata da un agente, Jany si affermò in poco tempo come celebre top model fuori dagli standard di bellezza occidentali.
Nel video Jany racconta tali differenze culturali e di come sia riuscita a conviverci superandole.
In mostra sarà possibile visionare anche il catalogo di un progetto che la Huber porta avanti dal 2008, Rentyhorn: una revisione storica del naturalista svizzero Louis Agassiz (1807-1873) come uno dei pionieri dell’apartheid, la Huber compie diverse performances atte a svelare l’orientamento razzista degli studi di Agassiz.
L’artista di origini svizzero-haitiane, si forma tra Svizzera e Finlandia, con un periodo di formazione a Fabrica di Benetton. Ha esposto in personali e collettive in tutto il mondo, vanta la presenza
all’ ultima biennale di Sydney e la sua mostra, Haiti è ancora in corso a Parigi al Gran Palais.
“Le foto e i video di I love JaNY sono gli strumenti con i quali si ricostruisce il ritratto della zia dell’artista e nel termine ricostruire vedo l’ elemento cardine che caratterizza questa esposizione– dichiara il presidente del Municipio Roma V, Giammarco Palmieri – smontare per svelare il significato profondo dei temi dell’identità culturale in contesti sociali feriti dal razzismo e poi una volta compreso cominciare a ri-costruire con più consapevolezza e conoscenza. E’ per questo motivo che sono stato lieto di concedere il patrocinio alla mostra di Sasha Huber”.
(1 dicembre 2014)
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