Teatri di Pietra presenta, Versus Dante discesa nella Commedia dantesca #Inscena il 1° agosto

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Teatri di Pietra - Versus Dantedi Gaiaitalia.com

 

 

Una Commedia rovesciata. Un viaggio in cui il Paradiso è l’Eden perduto e la selva, di contro, l’unico approdo possibile. Terra oscura e senza diritte vie. Desolata, forse. Ma vera. Reale. Immanente.
Un viaggio a ritroso, dunque, lungo dieci canti: tre dal Paradiso, tre dal Purgatorio, tre dall’Inferno più un epilogo, accompagnati da musiche originali del regista e autore Paolo Pasquini. Interprete protagonista è Alessio Caruso, nel mezzo di un cammino che riattraversa canti celebri come quelli di Francesca, di Casella o di Beatrice, nell’ottavo cielo, e al contempo dà voce alle domande radicali poste a Dio dall’invettiva di San Pietro, dall’apostrofe all’Italia e da Capaneo, dannato fra i bestemmiatori. Un percorso umano ritagliato dentro il poema divino. A volte, anche, contro il poema divino, contro Dante, Versus Dante.
“Lontano, per scelta, dal recital di testi antologici, e dunque da una lettura a ‘stazioni liriche’ – afferma il regista – Versus assume dalla Commedia la dimensione del viaggio narrativo, talora, specie in passato, relegata invece sullo sfondo, anche da illustri commentatori dell’opera. Compie però, poi, una violazione estrema, rovesciando di segno il significato ideologico portante della Commedia: da Itinerarium mentis in Deum a discesa agli inferi. Ogni assunzione di un testo a pre-testo, per dire altro, è operazione in qualche modo parassitaria. Se poi, come accade in questo caso, il testo è il classico per eccellenza della tradizione letteraria, l’abuso non può non dirsi irriverente o presuntuoso. Vero peccato di superbia, direbbe il superbo Dante. Di fronte a simile accusa non vi è davvero possibilità di difendersi. Perché effettivamente ‘altro’ dal testo si voleva dire e si è detto, e altro viaggio, appunto parassitariamente, si è voluto raccontare. Unica attenuante è che, a suggerire, seppur per antifrasi, ma non importa, ciò che si è voluto dire, è stata la stessa altezza poetica e ideologica della Commedia. E che semplicemente per dire ciò che si è detto non c’era e non c’è, per lo stesso autore d’abuso, altra voce più amata di quella dantesca”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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