di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Vigilia delle presidenziali americane del 2004. Mary Mapes, giornalista della rete televisiva CBS, famosa per aver denunciato il comportamento inumano del corpo militare usa in Iraq, manda in onda per il programma 60 Minutes un’inchiesta nella quale afferma che George W. Bush attuale presidente in carica ha evitato il Vietnam grazie a conoscenze familiari. Ne nasce uno scandalo che non coinvolge Bush ma Mapes e il suo staff redazionale. La storia viene raccontata in flashback dalla protagonista all’avvocato al quale si è rivolta per difendersi da un’inchiesta interna che la Cbs ha aperto subito dopo la messa in onda del servizio.
Tratto dal memoriale di Mapes, scritto e diretto da James Platten Vanderbilt, Truth (Australia, Stati Uniti, 2015) di James Platten Vanderbilt, che vede Cate Blanchett nel ruolo di Mapes e Robert Redford in quello di Dan Rather (famosissimo anchorman della Cbs) ci fa illudere per le sue due ore e cinque minuti di durata che Hollywood abbia ritrovato lo smalto degli anni 70 (anche i computer che si vedono nel film sembrano più vecchi di quelli in uso nel 2004) raccontando una storia complessa (soprattutto a un pubblico italiano poco avvezzo al giornalismo americano) con una scrittura cinematografica elegante e impeccabile.
Ben recitato, ben girato e ben montato, in una parola sola, un film. Un buon film. Tra i suoi mille meriti Truth ci dimostra come i pessimi film che Hollywood ci ammannisce oggi normalmente lo sono per volontà e non per disgrazia.
Una disgrazia è perdersi questo gioiello.
(16 ottobre 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata
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