di Bo Summer’s twitter@fabiogalli61
Riesumanda: Bo Summer’s da “Cani d’Amore”
all’incubo di quel sogno, poi, d’un colpo,
strazia una pausa – non lo stesso
sperdimento aumenta il tono basso
ove è proibito, alle segrete cure,
il guarito pianto: camera mia, mio fiele
fedele!: ora piango ma langue pure questo
e opprime le dirupate valli
del riso fra Mortara e Sartirana nel più
sommerso solco –: non sempre quello snodo
di mostri dirama l’avanzata
ma sempre più sorprende il bel bosco,
il diletto lume, il cielo fosco
almeno uno, perfetto davanti a questo
ventivo controllo – piuma dorata, qualcosa
è avvenuto: un passamento, un tumultare:
un moto immoto che si muove obliquo! –, è
riuscito, nello scintillio di smalti,
al rosso accendere i gerani:
qui è registrato come umile animale
tanto che il mio grido rivela mari
di terra: è queste fate, è questa lenta
pupilla e insegna le strade così
ai rivelati come
ai danzanti lumi
fino a somigliare a una tenebra
[là dove pioggia battesse orribilmente]
“queste falle, nemmeno possono sentirsi!
qualcosa, però, improvvisamente diviene
la corona di spine ma come ordigno perché
si è dovuto colpire!: lo stesso specchio
ha le sue consistenze fino a strafare,
qui alla parabola, questa serata nuova”
è provincia nel riporto proprio mentre
ripete, di un altro moto, il perpetuo
stancarne l’addirittura detto ‘strumento’
(questo componimento, parte integrante di una intera raccolta che mai vide luce, apparì all’interno del quaderno collettivo “a Marino per Moretti” di Casa Moretti, Comune di Cesenatico, datato maggio 2000. L’ultima cosa pubblicata su carta stampata da Fabio Galli. Seguì il silenzio forzato)