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L’Arte vista da Emilio Campanella: Piero della Francesca a Forlì

Piero Della Francesca 01di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

Ai Musei San Domenico di Forlì, sino al 28 giugno prossimo: PIERO DELLA FRANCESCA, Indagine su un mito. All’ombra di Piero, alla luce di Piero, si snoda il percorso espositivo, come sempre ampio, ma mai eccessivo, che questa istituzione ed i suoi curatori propongono al pubblico con il loro undicesimo appuntamento annuale con l’arte. Ma mi sembra già di sentire i detrattori (già una voce l’ho sentita, rabbiosa, acre, acida) affermare che ci sono solo quattro opere esposte di PIERO DELLA FRANCESCA, e delle quali due false!

Io ho ascoltato senza partecipare ad una conversazione il cui protagonista pensava di brillare di luce propria spargendo veleno e malanimo su tutto ciò di cui parlava. Non è il mio punto di vista, non è il mio modo di pormi di fronte al lavoro degli altri, anche quando non lo condivido. E’ vero, le opere del dedicatario dell’esposizione sono un piccolo numero, ma non ditemi che trovarsi di fronte alla MADONNA DELLA MISERICORDIA del polittico omonimo di Sansepolcro non è una forte emozione, a discapito di quel museo che se ne trova privato per mesi…

Però quello che conta è comprendere subito, e da subito è chiaro per chi lo voglia, come  il sommo artista sia il punto di partenza per una ricognizione, un attento ed approfondito studio sulla sua influenza, che da secoli dura, sull’arte figurativa. Se il raffronto fra il busto di BATTISTA SFORZA di Francesco Laurana (Firenze, Museo del Bargello) e L’AMANTE DELL’INGEGNERE di Carlo Carrà (1921), dalla Collezione Gianni Mattioli, risulta decisamente coraggioso e potrà non piacere a molti, come verificato nell’incontro cui faccio riferimento sopra, non si può negare in legame fra le due ieratiche figure dagli occhi chiusi e lo sguardo indubitabilmente lontano. A distanza spaziale, ma di vicinanza altrettanto indubitabile, la SILVANA CENNI (1922, collezione privata) di Felice Casorati, discendente diretta della Madonna della Misericordia appena ricordata, ed alla fine di una galleria di opere di autori fra Novecento e Realismo Magico in cui le uova, immagine, forma, elemento, simbolo ricorrente, scandiscono il ritmo fra opere di Virgilio Guidi, Gregorio Sciltian, Massimo Campigli (sorprendente LA SPIAGGIA-LA FOTOGRAFIA del 1937, 200×1410 cm, della Fondazione 3mM di Segrate, che pare abbia ispirato Luchino Visconti per la creazione delle scene in spiaggia del suo MORTE A VENEZIA), Achille Funi, Felice Carena, Pompeo Borra. Ma sono corso avanti, cosa naturale in una esposizione ch’è tutto un riferimento, un incrocio, un rimando… e anche un rispecchiamento fra le epoche.

Eravamo alle prime due sale, quelle di arte antica del primo piano, dove Piero è in compagnia con Beato Angelico, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi, e di seguito: Marco Zoppo e la sua straordinario, sorprendente, commovente CROCE DIPINTA (1457/58, Bologna, Provincia dei Frati Minori Capuccini, Museo di San Giuseppe), Cristoforo Canzio da Lendinara, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti, Giovanni Bellini; di suo anche il CRISTO MORTO SORRETTO DA QUATTRO ANGELI dal Museo della Città di Rimini, Perugino, Pinturicchio, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì (ecco uno dei legami locali, insieme con il Palmezzano esposto al piano terra, dove sale, a loro modo, introduttive, ma bisognerebbe salire e scendere varie volte dato l’interesse dei raffronti incrociati, prendono le mosse dalle ricerche, dalle lezioni, dalle pubblicazioni di Berenson e Longhi).

Nella sala successiva, che costituisce la nona sezione delle tredici del percorso, si viene accolti dalle luci calde, dai volti ritratti da Silvestro Lega, già dedicatario di un’importante esposizione, proprio qui nel 2007 (SILVESTRO LEGA, I Macchiaioli ed il Quattrocento), nella medesima direzione critica. Con lui, Signorini, Borrani, ma anche Degas, Puvis de Chavannes, e Seurat, che studiarono il Quattrocento italiano e Piero in particolare. Molto spazio ha Morandi, ovviamente, poi Capogrossi, Usellini, Cagli, Gentilini, fino alla corsa in avanti con Hopper e Balthus.

L’ampio catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale.

Concludo con una coda milanese legata al design. Alla Pinacoteca di Brera è conservata la straordinaria, misteriosa, ineffabile Pala Montefeltro, altrementi nota come Pala di Brera. Al centro della conchiglia della volta che sovrasta i protagonisti dell’affollata sacra conversazione, Piero della Francesca ha sospeso un’uovo (eccolo che ritorna!), forma perfetta che Achille Castiglioni nel 1992 ha ricreato per la sua lampada BRERA prodotta da FLOS. Una coda veneziana legata all’aquisizione dell’archivio della Galleria IL CAVALLINO, di Carlo Cardazzo, da parte della Fondazione Cini. Negli anni novanta, la compianta Anna Rossettini, pittrice, di ascendenza spazialista ed allieva di Luciano Gaspari, troppo presto scomparsa, presentò il suo lavoro intorno a Piero della Francesca dal titolo: RICORDO DI UN AMORE proprio in quella storica galleria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(15 febbraio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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