Emilio Campanella ci parla di “Uomini e Dei” a Genova

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Uomini e Dei 00di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

 

 

Ero da poco sceso dal treno e superata via Balbi, ero arrivato attraverso la Piazza della Nunziata, in via Cairoli quando vidi uno striscione che mi colpì e che pubblicizza la bella mostra UOMINI E DEI, il ‘600 genovese dei collezionisti, nel da poco restaurato Palazzo della Meridiana nella piazza omonima. Quindi, dopo la visita alla mostra dedicata ad Alessandro Magnasco e dunque, a pochi passi da Palazzo Bianco, sono entrato e mi sono trovato di fronte ad una scelta notevole di maestri della pittura genovese del diciassettesimo secolo.

La mostra sarà aperta sino al 5 giugno prossimo ed ha, per chi sia interessato, un biglietto cumulativo con quello dei Musei di Strada Nuova. L’agile, puntuale catalogo è pubblicato da SAGEP Editori, con la consueta cura.

Il percorso simpaticamente tortuoso ed emozionante per il tête a tête con le opere, che si crea con il visitatore, consta di cinquantuno opere esposte e può essere molto interessante per chi conosca poco la pittura locale, ed è piacevolmente emozionante per chi la conosca. Si tratta, nella maggior parte, di opere provenienti da collezioni private. I temi scelti dai curatori spaziano da quelli sacri a quelli profani e mitologici (e qui l’argomento nel titolo è rispettato pienamente e coerentemente), in una presenza notevole ed anche pittura di genere, si potrebbe dire, paesaggi per committenze private e, si vede dai formati, per fruizione intima di quadri di piccole dimensioni.

I nomi sono importanti e si va da Giovan Battista Castiglione a Domenico Fiasella, da Gioacchino Assereto a Luca Cambiaso, da Alessandro Magnasco (rieccolo!) a Pieter Mulier, Il Tempesta, da Bartolomeo Guidobono a Cornelis De Wael, da Andrea Ansaldo a Sinibaldo Scorza… Qundi ci sono anche i “fiamminghi genovesi” con la loro stagione unica, a contatto con i maestri locali. Giovanni Andrea Podesta’ è presente con un interessante SILENO EBBRO di collezione privata, da Novi Ligure, inedito. Belli i quattro paesaggi innevati di Sinibaldo Scorza, di piccolo formato, dipinti su rame e molto di gusto nordico, ed il tondo su tavola: PAESAGGIO CAMPESTRE A FINE INVERNO, anche questo, di piccolo formato. Tutti esposti ed illuminati con cura, in una vetrina.

Se la VENERE E CUPIDO di Paggi ha un’indubbia parentela, soprattutto nell’impianto, con la Danae tizianesca, la sua VENERE E AMORE CHE SI BACIANO è di una fresca, delicata sensualità. Sette tele di Valerio Castello e cinque del “Grechetto” sono altrettante piccole personali incastonate nel percorso generale. Quattro le presenze di Gregorio De Ferrari del quale desidero ricordare BACCO E ARIANNA, opera dal bell’impianto dinamico.

In chiusura, ricordo IL RATTO D’EUROPA di Domenico Piola (BANCA CARIGE), per l’elegante, arioso movimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(11 marzo 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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