dal nostro inviato Emilio Campanella
Orizzonti, Evento Speciale: Vangelo, di Pippo Delbono. Pippo e la malattia, Pippo e la figura della madre, cui è dedicato il film e l’elaborazione del lutto dovuto alla scomparsa ancora dura e, secondo me, a lungo ancora durerà. Fu lei, credente, a chiedere al figlio ateo (categoria cui è così difficile appartenere veramente) di fare qualcosa a proposito del Vangelo. Ottantasette minuti sofferti e faticosi per tutti. Pippo si domanda, di fronte ad un gruppo di profughi che raccontano la loro tragedia e la loro fortunosa salvezza a detrimento della vita di altri, amati e perduti, che cosa possa significare il suo teatro, pur di denuncia e di rottura, come si diceva una volta, ma teatro in teatri per ricchi… In effetti il circuito cui appartengono, negli ultimi anni, i suoi spettacoli, appartiene ad organizzazioni molto importanti. Mi domando, e se lo domanderà anche lui sicuramente, se non sia il caso di ripiegarsi su se stesso e ritrovare la felicità di Barboni. I suoi spettacoli sono forti, intriganti, coinvolgenti, ma hanno ormai un po’ tutti la stessa struttura, hanno luci perfette, tempi precisi, interpreti memorabili, e non solo la compagnia storica; lo vediamo nei frammenti dello spettacolo omonimo al film. Perfetti, emozionanti, ma così in contrasto con i volti umani e disperati dei ragazzi di un centro di accoglienza dove Pippo studia i caratteri per i suoi apostoli. Ragazzi coraggiosi e dalle storie disperate, che raccontano e sanno che non otterranno il permesso di soggiorno. Pippo li ascolta, cerca di provocarne la rabbia disperata, attraverso l’immedesimazione in un personaggio. Fra le ultime immagini, una tavolata, come un’ultima cena, una vocalist intona e grida note forti ed umanamente profonde, prima Pippo ha fatto molte volte i suoi balli dell’orso, ha gridato nel suo microfono, nel suo stile abituale.
Avanti Pippo, cerca ancora, scava, non fermarti.
(9 settembre 2016)
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