di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Uno dei trend di questa undicesima festa del cinema è l’Islam, sia inteso come fondamentalismo, la cui capacità seduttiva ha nei confronti delle giovani generazioni effetti devastanti.
Layla M. (Olanda, 2016, foto a sinistra) di Mijke de Jong racconta, in maniera paternalistica, la parabola discendente di Layla una giovane ragazza di origini marocchine che critica la sua famiglia per aver rinunciato alle proprie origini culturali in nome di una malintesa integrazione culturale.
Una critica che per la ragazza si traduce in un impegno politico di militanza che la induce ad avvicinarsi all’estremismo di un marito che la traduce in Siria dove viene schiavizzata mentre il marito diventa un terrorista suicida.
Scappata dalla Siria e rimpatriata in Olanda Layla si sente fare la paternale dai servizi segreti olandesi (è vivo suo ámarito?) cancellando tutto il portato politico sacrosanto della fierezza con cui Layla porta l’Hijab, il velo che copre i capelli e il capo, criticato e vietato, riducendo la sua protesta alla sprovvedutezza adolescenziale di una ragazzina che si è innamorata dell’uomo sbagliato.
Un paternalismo disgustoso da restituire al mittente.
Di tutt’altro respiro lo splendido Le ciel attendra (t.l. “il cielo attenderà”, nella foto a sinistra) (Francia, 2016) di Marie-Castille Mention-Schaar (adesso nelle sale francesi) che invece ci spiega molto sull’islam e sul radicalismo che seduce alcune giovani adolescenti francesi, distinguendo tra Hijab e burqa che non è di tradizione islamica bensì precedente e che solo 80 anni fa è stato sacralizzato, denunciando l’insipienza del governo francese impotente nel rintracciare alcune ragazze che arrivano in Siria e delle quali si perde ogni traccia.
L’intento esplicativo del film è ben inserito nella sua trama: è una donna magrebina a spiegare differenze tra islam e radicalismo, distinguendo tra libertà di coscienza e coscienza catturata (ah la meravigliosa colta inarrivabile Francia!) ai genitori disperati che hanno le loro figlie in carcere (con l’accusa di terrorismo) o scomparse in Sira. Le ciel attendra ha una trama bipartita che ci mostra il recupero di una ragazza che non è partita per la Siria per puro caso, e, in flashback, ma questo non è chiaro sin dall’inizio, l’avvicinarsi di un’altra ragazza al radicalismo islamico, suo malgrado, mostrando la rete di seduzione, di lavaggio del cervello, che la attanaglia, complice quella linea complottista di tanto web che dice no ai vaccini e diffonde sciocchezze sulle scie chimiche.
Ne esce fuori un ritratto contemporaneo dell’occidente davvero misero e allarmante: adolescenti atomizzate e isolate dai social media, sole nelle case materne, incapaci di discernere per mancanza di esperienza, per una volontà di non uniformarsi che trova per caso una via di fuga malata e mortale.
Un film da mostrare nelle scuole.
(23 ottobre 2016)
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