di Emilio Campanella
Torna a Venezia, a Palazzo Grimani la famosa tela di Tiziano che rimarrà esposta fino al 26 Gennaio 2014. Un’autentica apoteosi della bellezza, una celebrazione della figura femminile ideale per fascino ed eleganza, ospitata nel piano nobile, e nella sala più bella.
Un’occasione importante nata da uno scambio fra LE VISIONI DELL’ALDILA‘ di Hyeronimus Bosch, ivi conservato e prestato alla Galleria Palatina in occasione della mostra IL SOGNO DEL RINASCIMENTO, e questo capolavoro da Palazzo Pitti. Dopo un lungo ed accurato restauro la tela ritorna in laguna dopo averla lasciata con Francesco Maria I Della Rovere che la vide e la acquistò nello studio di Tiziano in occasione del ritratto suo e della consorte, Eleonora Gonzaga, intorno al 1536-38.
Da allora passò, dopo essere stato nella sua collezione urbinate, in eredità a Vittoria Della Rovere e quindi per motivi, ancora ereditari e dinastici al Cardinale Francesco Maria, alla sua morte al Granduca Cosimo III e quindi nelle collezioni fiorentine da cui praticamente non si mosse quasi mai – e comunque mai prima di ora – alla volta di Venezia. Importante l’esposizione in questa sede per gli stretti e documentati legami fra i Grimani ed il Granduca di Urbino e Capitano Generale della Serenissima. Dunque luogo adattissimo ad accogliere l’antica dama con tutti gli onori dovuti ad un dipinto noto e meritatamente celebratissimo.
Ritratto di dama? Nobildonna, sposa, onesta, casta, ma anche sensuale visione muliebre nella tradizione della bellezza delle donne veneziane sognate ai quattro angoli del mondo allora conosciuto. Molto si è discusso, disquisito, molte le congetture fatte intorno ad una eventuale musa ispiratrice, nulla di definitivo… basti pensare che alcune altre tele importantissime dell’artista hanno tratti riconducibili alla medesima donna: la FANCIULLA CON CAPPELLO PIUMATO dell’Ermitage, la DONNA CON LA PELLICCIA di Vienna, e la VENERE DI URBINO di Firenze, per fare solo tre esempi lampanti.
La stessa dama? Difficile. La medesima modella?Forse un poco sì. Più facilmente un ideale di bellezza muliebre che corrispondeva a molti canoni estetico morali. Noi ci godiamo la composta eleganza di questa giovane signora, il suo sorriso accennato, il suo sguardo franco, il magnifico incarnato eburneo della scollatura, l’acconciatura semplice, le gote soffuse di rosa, i gioielli preziosi, l’abito sontuoso… La lasciamo tranquilla nella sua sala architettonicamente perfetta, ai suoi segreti, ad i misteri che le labbra non ci rivelano…
Marsilio, ancora una volta, ha pubblicato un accuratissimo prezioso piccolo volume ricco di saggi dei curatori, immagini e la riproduzione della lettera autografa del Granduca Francesco Maria I Della Rovere esposta per l’occasione.
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